Sabato 21 Settembre al Controsenso è il turno live degli Schonwald, duo dal sound vicino alla New-wave degli anni '80, colpito dal tocco magico dello shoegaze, che ci regala scenari immaginariamente extraterrestri e glaciali, elettronicamente lunari.
Ecco la mia intervista ad Alessandra Gismondi e Luca Bandini, membri del gruppo.
Sono curiosa di conoscere la storia degli Schonwald: come e perché nasce questo progetto? Avete suonato/suonate in altri gruppi?
Luca: La nostra collaborazione musicale è nata circa 10 anni fa quando Alessandra mi ha regalato una chitarra Fender e sono così iniziati vari progetti che si sono poi rivelati utili per comprendere meglio quale stile musicale seguire insieme. Con Alessandra ho suonato nei Pitch, mentre lei è stata coinvolta anche nei Vessel insieme a due componenti dei Giardini di Miró. Il progetto Schonwald invece è in corso da 5 anni ed è nato da un'urgenza creativa che ci coinvolge in maniera totale.
Curiosando su YouTube ho trovato la vostra cover di A Forest dei Cure, che deduco quindi rientrino nella lista dei vostri gruppi preferiti, ispiratori. Ce ne sono altri?
Alessandra: Sì, amiamo i Cure e soprattutto le bands che ricoprono il periodo a cavallo tra anni '70 e '80, per esempio Joy Division, Suicide, Kluster e Neu!, per citarne alcune.
Non sono la prima a dirvi che non sembrate italiani, vero? Sia per la musica che fate, sia per come vi ponete. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, English/American style un po' alla The Kills è la prima cosa che mi è venuta in mente. Quanto ritenete che conti l'aspetto esteriore in un gruppo?
Luca: Ritengo che il look nella musica può far la differenza solo se si parla di pop o in generale di ciò che ha una forte esposizione mediatica. Per noi è sempre un complimento sapere che la nostra musica non è identificata come italiana perché i nostri obiettivi sono quelli di guardare al di fuori dei confini nazionali, dandoci la possibilità di confrontarci con nuove realtà.
Mi viene da pensare che abbiate un buon feeling con l'estero. Ci sono esperienze fuori Italia importanti di cui mi volete parlare?
Alessandra: Abbiamo suonato in splendide città. Londra è stata ancora una volta una conferma, perché tralasciando il suo lato modaiolo pronto a mangiare e poi sputare velocemente i nuovi trends, ci ha convinto sul fatto che la storia che ha un paese pesa e la propensione ed attitudine musicale che si respira è ancora molto pulsante. Berlino invece è la città nella quale siamo tornati più spesso: otto concerti. Quattro anni fa a Berlino il pubblico era completamente tedesco; nel corso di questi anni abbiamo trovato sempre più italiani, sintomo anche delle migliori condizioni economiche che portano i nostri connazionali ad emigrare in una città che oltre alla qualità di vita ha anche moltissimo da offrire a livello culturale e sociale. In questo ultimo tour europeo è invece Parigi la città che ci ha regalato più sorprese. Oltre ad essere innamorati della bellezza di questa città, abbiamo scoperto realtà musicali veramente interessanti fatte di etichette discografiche alternative che supportano band di altissimo livello, con le quali si è instaurato un intenso legame artistico e collaborativo, per non parlare poi dell'entusiasmo del pubblico che ci ha davvero stupito.
Non a caso vi siete anche scelti un nome che affonda le due radici nella lingua tedesca... Perché questa scelta? Che significato gli avete attribuito?
Luca: Schönwald (bella foresta) è il cognome di mio nonno che aveva origini austriache. Noi abbiamo semplicemente tolto i due punti sulla lettera "o" ed il significato è cambiato in essere nella foresta.
Estero a parte: cosa pensate della scena musicale (underground e non) italiana? Ci sono gruppi, o artisti solisti, a cui siete affezionati?
Luca: Non seguiamo molto la scena musicale italiana, però ci sono alcune bands di ottimo livello che si stanno facendo largo anche in Europa, e questo ci fa molto piacere.
Essere un duo comporta il lavorare in sincronia. Chi si occupa dei testi e della Musica?
Alessandra: I testi li scrivo io mentre la musica è composta da entrambi.
Lasciatevelo dire, Mercurial è proprio un bel singolo. Com'è nata questa canzone? E, in generale, come prende vita un vostro pezzo?
Luca: Mercurial e' nata un po come tutti gli altri brani. Il nostro processo creativo nasce al contrario, un po' come nella musica elettronica: cominciamo con la programmazione delle ritmiche su drum machine, poi gli arrangiamenti di synth, a seguire basso, chitarra e poi, a musica ultimata, si cura tutto ciò che riguarda la melodia vocale ed i testi. I brani sono concepiti in maniera istintiva, predominano gli stati d'animo, le visioni e le illusioni ipnotiche, e le liriche ne sono la conseguenza.
Progetti per il futuro? Album, prossime date live?
Alessandra: Al momento siamo impegnati in studio di registrazione per la realizzazione di tre nuovi brani. Uno sarà una cover dei Cocteau Twins per una compilation di prossima uscita in Brasile mentre il secondo brano sarà un inedito sempre per un'altra compilation di un'etichetta di Barcellona; il terzo sarà una cover dei Joy Division per un tributo. L'album invece uscirà nel 2014 per l'etichetta di Chicago Hozac Records. Nel frattempo la promozione del nostro ultimo singolo Mercurial procede con le seguenti date: 11 Ottobre - Ratisbona - Germania / 12 Ottobre - Norimberga - Germania / 19 Ottobre - Bruxelles - Belgio / 07 Dicembre - 261 Music Club - Genova.
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