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mercoledì 2 dicembre 2015

etti/etta - Refrains - 2015 [Streaming]

Finalmente online il nuovo album degli etti/etta, uscito giusto ieri per l'americana Mint 400 Records! Già avevamo avuto un assaggio di questo nuovo Ep a Settembre, con Screens, e ora abbiamo qui gli altri quattro postpunkissimi pezzi di Refrains a ripagare la meritata attesa. Cinque brani con la carica giusta per far da colonna sonora a questa bieca giornata.


etti/etta
Refrains
2015
Mint 400 Records

Tracklist:
1. Screens
2. A Return
3. Parsival
4. At a Distance
5. Korah Rd



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venerdì 25 settembre 2015

etti/etta - Screens

Screens è il primo estratto da Refrains, il nuovo Ep che gli etti/etta, magico duo calabrese, pubblicherà nei prossimi mesi. Già smanio di sapere come saranno i nuovi pezzi ma nel frattempo pucciate questo nel vostro cappuccino. E magari ripassate pure No? Yes!, il loro primo album in free download qui!



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venerdì 5 dicembre 2014

etti/etta - No? Yes. - 2014

No? Yes. è il fichissimo esordio del duo calabrese etti/etta, cinque brani belli densi tra post-punk e new-wave. Questo disco è una delle tante misteriose perle che si scovano per caso su Bandcamp, causa la misteriosità del duo non so dirvi altro. Se non che il disco lo scaricate aggratis! Clicca, clicca.


etti/etta
No? Yes.
2014

Tracklist:
1. Always Already
2. Seven Sisters
3. Christa
4. I Wanna Be a Writer
5. Yellow Flowers



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lunedì 24 novembre 2014

Bad Apple Sons - My Dear No Fear - 2014 [Streaming]

Il quadretto ordinato, elegante e meravigliosamente inquietante della copertina è il ritratto preciso di My Dear No Fear, secondo lavoro dei Bad Apple Sons. La voce ruvida e confezionata ad hoc prende il controllo degli strumenti che si mettono in fila, si scontrano e si fondono con cura, senza fare scintille. Un post-rock che fila liscio come l'olio. Ogni elemento è calcolato al milligrammo, non ci sono eccessi, sproporzioni, nulla che non sia coerente col resto. Chapeau.


Bad Apple Sons
My Dear No Fear
2014
Chic Paguro

Tracklist:
1. Free Neural Enterprise
2. Tempest Party
3. My Dear And Fear
4. The Holiest
5. Ascend
6. Cowards
7. Black Monkey
8. No No
9. Stop Shakin' Rope



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giovedì 20 novembre 2014

Schonwald - Dream For The Fall - 2014 [Streaming]

Lunedì 17 Novembre: è una giornata uggiosa e grigia, il cielo è triste, la pioggia cade imperterrita e non dà accenno a volersi fermare. Tuoni, vento, freddo. Cerco di non farmi troppo influenzare dalla negatività di questo tempo e decido di ascoltare Dream For The Fall (via Anywave Manic Depression Records), neo album del duo Schonwald, uscito lo scorso Settembre. È impressionante come gli Schonwald riescano sempre ad essere così singolari con gran classe, genialità e creatività. Mantenendo, senza deludere, il loro stile - che vede l'incontro tra un'elettronica futuristica e sonorità aliene, aeree, sognanti - riescono di volta in volta a proporre sfaccettature innovative e affascinanti della loro Musica. Dream For The Fall mi sembra particolarmente pieno di energia e inventiva, magnetica la prima e grande la seconda: gli Schonwald ritornano attivamente in scena con tale diamante grezzo di album e sono più forti che mai. Un'aurea speciale, ricca di eleganza, cura e determinazione, avvolge quest'anima musicale con gli otto brani e le variegate atmosfere che le danno vita. Cito Crystallized che per prima si presenta, imponente, con la sua intro ipnotizzante; Achrome con la magica e astratta voce di Alessandra Gismondi protagonista insieme al vortice Dark Wave e accattivante creato dagli strumenti; una Rays raggiante con sfumature Shoegaze e immaginari sonori delicatamente romantici; la misteriosa e riverberata Lower Lovers dedicata agli amanti; la conclusiva Neon, più ritmata, che astrae dalla realtà trasportando la mente in un paradiso di armonie. Dream For The Fall è frutto di un lavoro certosino fatto col cuore da parte di Alessandra Gismondi e Luca Bandini che tanto sanno amare e apprezzare la Musica, rendendola così personale da riuscire ad esprimersi al meglio attraverso essa. La classe non è acqua, è Schonwald.


Schonwald
Dream For The Fall
2014
Anywave Manic Depression Records

Tracklist:
1. Crystallized
2. Deep Metals
3. Triangle
4. Achrome
5. Star Rex
6. Rays
7. Lower Lovers
8. Neon



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lunedì 6 ottobre 2014

Secret Sight - Day.Night.Life - 2014 [Streaming]

Day.Night.Life è l'album d'esordio dei Secret Sight: un'esplosione di note ed emozioni variegate viste attraverso occhiali di ghiaccio, ascoltate e vissute dall'alto di una collina alberata baciata prima dal Sole, poi dalla Luna, in una giornata di fine Gennaio. Otto brani di Musica diretta, che colpisce come una freccia scoccata dopo che l'arco era teso da tempo, che incanta grazie alla voce profonda e misteriosa, che dona tanto ritmo e belle melodie all'ascoltatore, viaggiatore in questo mondo conquistato dalla New Wave anni 80 e dal Post-Punk innaffiato di Indie. Atmosfere profonde, trafitte da lampi di luce: l'energica Conquest apre le danze in modo deciso, e subito ti prende coi suoi giri di chitarra taglienti e travolgenti, che attirano l'attenzione per tutta la durata dell'album, nel loro mutare, accelerare, accarezzare, graffiare. Se la mistica e oscura Earth Overflows è il primo singolo estratto e trascende col suo ritmo incalzante, Under This Truth esplode di lucentezza dominante mantenendo vigile l'orecchio. La batteria iniziale di Life tiene in modo importante il tempo, liberando nell'aria polveri di epicità a tratti romantica. Indelible è malinconica, alla ricerca di qualcosa che sembra trovare in Need, forte d'animo e coraggiosa che ci regala più sfumature sonore. Long Line ti cattura con la sua velocità e fermezza, trattenendoti tra le sue note più cupe che, durante l'intera canzone, vanno sempre più brillando in cerca di speranza.  If You Turn vede la fine del viaggio: il crescendo di chitarra, basso e batteria verso la conclusione rimane impresso nelle orecchie, deliziate al punto giusto da esserne soddisfatte. Day.Night.Life è davvero un buon album d'inizio per i Secret Sight: un nuovo e promettente giorno per intraprendere questa avventura, una prima notte per far vivere questa Musica, un'intera vita per mantenere accesa questa meravigliosa passione.


Secret Sight
Day.Night.Life
2014
Red Cat Records

Tracklist:
1. Conquest
2. Earth Overflows
3. Under This Truth
4. Life
5. Indelible
6. Need
7. Long Line
8. If You Turn



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sabato 4 ottobre 2014

Soviet Soviet - Fate - 2013 [Streaming]

I Soviet soviet nelle vesti di Victor Frankenstein che attinge a piene mani dagli anni ottanta danno vita a Fate, il primo disco dopo anni di ep, split e quant'altro. Fate è tutt'altro che un mostro, è la sapiente combinazione di elementi che formano un sound completo, sicuramente un revival, ma per niente datato. Dalle linee di basso tra i Joy Division e i Cure, ad una martellante batteria, alla voce che ricorda terribilmente Neil Tennant, alla chitarra venata di shoegaze e dream pop il risultato è del post-punk con sonorità new wave impreziosite. A partire dagli episodi meglio riusciti, come Introspective trip e Gone fast, Fate colpisce subito per la maturità compositiva, l'omogeneità dei suoni e la bellezza decadente delle sue melodie.


Soviet Soviet
Fate
2013
Felte

Tracklist:
1. Ecstasy
2. 1990
3. Introspective Trip
4. Further
5. Gone Fast
6. No Lesson
7. Together
8. Hidden
9. Something You Can't Forget
10. Around Here



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mercoledì 24 settembre 2014

Secret Sight - Earth Overflows [Video]

I Secret Sight (ex Coldwave) sono un gruppo formato da quattro ragazzi di Ancona che deliziano le nostre orecchie con la loro Musica influenzata dalla New Wave anni 80 colorata di forti sfumature Indie e Post-Punk - e sì, ispirata anche dagli Interpol. Ad anticipare l'uscita del loro album d'esordio Day.Night.Life (che potrete avere il piacere di ascoltare dal 6 Ottobre prossimo in poi) ci pensa Earth Overflows, primo singolo tratto, caratterizzato da un'atmosfera tanto enigmatica, oscura, sinistra, quanto energetica, mistica. Mentre la voce cupa e avvolta da un alone di mistero canta, gli strumenti si sfidano tra di loro, veloci e carichi: è la chitarra che spicca e vince la prova, distinguendosi grazie ai suoi giri così glaciali, così decisi, così accattivanti. Earth Overflows, in tutta la sua trascendenza, è un incantesimo pronunciato da uno sciamano nella sua tenda, mentre fuori è in corso una tempesta di fulmini: testate voi stessi l'effetto ascoltando il brano, e guardando il video, tra 3, 2, 1...


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martedì 23 settembre 2014

Schonwald - Lower Lovers [Video]

Un raggio di luce luminosa ed energica nella notte buia: Lower Lovers è l'ultima gustosa novità, con tanto di video, del magico duo - al quale mi sono affezionata - Schonwald che conferma il loro stile così elettronicamente, riverberatamente sognante e fantasticamente misterioso. La New-Wave anni 80 rivista nell'inimitabile chiave Schonwald (ascoltateli, e non li dimenticherete) questa volta vede Alessandra e Luca protagonisti nella loro dimensione romantica in bianco e nero per le strade estive di Parigi. Lower Lovers è un chiaroscuro di emozioni. Lower Lovers è decisa, a momenti aggressiva, poi angelica, glaciale ma dolce, cupa ma lucente, sensuale a modo suo. Lower Lovers è per gli amanti perduti e per quelli ritrovati, per quelli che ancora devono incontrarsi e per quelli che invece si scontrano. Per coloro che saranno amanti tutta la vita, per chi non lo sarà mai. Lower Lovers è per gli amanti della Musica, sempre.
Ps: il 25 Settembre esce il nuovo album Dream For The Fall. Stay tuned!


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venerdì 5 settembre 2014

Pussy Stomp - Super Slut [Video]

Pussy Stomp è il progetto dei sardi (di Villacidro) Mauro "Vanvera" Vacca al basso e voce e Roberta "Skip" Etzi alla chitarra. Super Slut fa parte del primo Ep dal titolo omonimo, uscito a luglio di quest'anno per On2Sides Records. I Pussy Stomp hanno diverse influenze che vanno dal blues, alla new wave, al post-punk e sfornano canzoni dal suono accattivante, con buone dosi di drum-machine e una chitarra acidissima. Questo brano lo potete anche scaricare dal Bandcamp della band in un'alternative version. Teneteli d'occhio perche sono due giovani molto promettenti!



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venerdì 25 luglio 2014

Tanks and Tears - Demo - 2014

I Tanks and Tears sono un gruppo post-punk fresco di nascita (2013) composto da Matteo Cecchi al basso, Claudio Pinellini alla chitarra e una drum machine come supporto ritmico che completa le melodie insieme ai due strumenti a corde e alla voce. Vengono da Prato e si mettono in gioco facendosi conoscere con il loro primo Ep Demo, uscito il 26 Maggio 2014 che vede protagoniste le sonorità New Wave/Post-Punk degli Anni '80. I'll Dry My Tears, primo di quattro pezzi, rompe il ghiaccio con il suo ritmo catchy accompagnato da un'atmosfera a tratti cupa, malinconica, arrabbiata, ferita, come si può dedurre dal ritornello "I'll dry my tears / I'll do it for me". Quando la voce intona la frase "For every kiss you give me / I'll never give you three" mi viene subito in mente la dolcissima Be My Baby delle Ronettes, tenero inno all'amore dove invece i baci vengono ricambiati ("For every kiss you give me / I'll give you three"). Mannaggia ai cuori infranti. Anche la seguente Butterfly risente di queste sensazioni tutt'altro che positive ("I close my eyes and I feel the pain"), ma ecco la ballata Rose of Japan a tranquillizzare gli animi con bagliori di spensieratezza e serenità che si impossessano della chitarra facendole suonare un motivo sorridente e piacevolissimo da ascoltare per l'intera durata della canzone, insieme al basso scherzoso e saltellante e alle parole innamorate. L'Ep si conclude con la pungente Danger che, sul finale, si dilata creando un muro di suoni alienamente riverberati. Non male, come prima prova: un buon punto di partenza per crescere. In attesa di altro materiale (e, forse, un eventuale album?) vi dico già che, da poco, la drum machine è stata rimpiazzata da una batteria in fusti e piatti suonata da Francesco Ciulli. Alla prossima, Tanks and Tears!


Tanks and Tears
Demo
2014

Tracklist:
1. I'll Dry My Tears
2. Butterfly
3. Rose of Japan
4. Danger



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mercoledì 2 luglio 2014

Versailles - Vrslls Ep - 2014 [Streaming]

I Versailles sono un duo con un nuovo ep appena sfornato che si intitola Vrslls. Un codice fiscale, praticamente una sintesi, come la loro musica. Un po' punk, un po' new-wave, un po' noise. Le loro canzoni sono caratterizzate da riff di chitarra che ricordano i Sonic Youth, da una batteria martellante che invita al movimento ed un cantato decadente e tenebroso direttamente dalla wave anni ottanta. Una mistura dal risultato godibile in sette tracce brevi e fulminee.


Versailles
Vrslls
2014
Nufabric

Tracklist:
1. Summer pain
2. (T)rap to the E.Y.A.H.
3. Honey, we're ready to funck!
4. Everybody talks for free
5. Find the enemy
6. Blah blah blah
7. Bring the noise



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martedì 24 giugno 2014

Schonwald - Rays [Video]

Il duo Dark-Cold-Wave Schonwald, composto da Alessandra Gismondi e Luca Bandini, torna a deliziarci con la sua Musica contornata da atmosfere lunari, delicate e pungenti allo stesso tempo. Si tratta di Rays (via Anywave), singolo che anticipa sia il nuovo EP in uscita a Settembre (via Anywave e Manic Depression Records) che, in seguito, l'album (via Hozac Records). Dedicatevi un po' di tempo, chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare dalla melodia alienante di Rays: grazie a questi tre minuti e cinquantasei secondi, vi ritroverete a fluttuare in un universo parallelo accompagnati dall'immancabile voce tanto sognante quanto riverberata di Alessandra, che incanta ipnotizzandovi con le sonorità, fedeli allo stile Schonwald, di Rays in cui sarà la drum machine a tenervi coi piedi per terra visto il ritmo impeccabile, mentre la chitarra e il synth vi faranno viaggiare, trascinandovi lontano dalla dimensione umana. Ora aprite gli occhi, e gustatevi il video con cui il singolo viene presentato, in un bianco e nero così elegante e d'impatto nella sua semplicità, che vede protagonisti Alessandra e Luca mentre vagano per paesaggi di mare e campagna, allontanandosi prima e avvicinandosi poi, come eroi romantici, alla continua ricerca di qualcosa senza mai stancarsi, senza mai fermarsi, trovandosi con il corpo nel naturale, distaccandosi con la mente verso lo spirituale. Ecco che gli opposti diventano un'unica entità inscindibile nell'essenza degli Schonwald.


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lunedì 10 marzo 2014

Brioscine appena sfornate: Be Forest

I Be Forest (classe dal 91 all'89) sbarcano al Controsenso il 7 Febbraio per dare inizio al tour che li porterà a suonare in diverse parti dell'Europa. Inizialmente, il gruppo era composto d tre membri: Costanza Delle Rose (voce e basso), Erica Terenzi (voce e batteria) e Nicola Lampredi (chitarra). In vista del secondo e ultimo (per ora) album, Earthbeat, si è aggiunto Lorenzo Badioli (synth/atmosfera). Prima del live, mi dirigo verso il Controsenso per intervistarli: ci accomodiamo in una sala prove, per terra, in cerchio, e cominciamo a chiacchierare. "Oltre a dedicarci alla Musica, frequentiamo l'Università, e non è semplice riuscire a far combaciare tutto", mi dice Costanza. "Io sono fuori corso, l'Università un po' ne ha subito. Sarà anche il fatto che non mi piaccia tanto il corso che ho scelto, quello di Lettere Moderne. Non era proprio quello che mi aspettavo, e di conseguenza non è diventato neanche la mia priorità, cosa che invece è la Musica".
(Foto di Angelica Gallorini)


Quattro anni di Be Forest: quali sono stati i cambiamenti?
Erica: Intanto siamo diventati in quattro! Siamo maggiorenni, ci conosciamo meglio.
Costanza: Siamo cresciuti. È naturale che dopo un lungo periodo le cose cambino, insieme ai gusti e gli ascolti, quindi automaticamente anche il tuo modo di fare musica subisce una trasformazione, ben venga.
Nicola: Poi sono successe delle cose che ci han cambiato la vita, tipo incidenti strani, come quello bello grosso che ho fatto tornando da una data a Padova con i Brothers in Law, un po' mi ha segnato. Stavamo attraversando una fase di distrazione in quel momento preciso lì.

Come anticipato già da Erica, alla formazione si è aggiunto un quarto componente, Lorenzo Badioli: com'è successo?
Nicola: Qualche anno fa, uno o due, Lorenzo ci ha fatto un remix di Florence, singolo tratto da Cold, che abbiamo apprezzato molto: è stato il remix che ci è piaciuto di più. Lo conoscevamo già, ci piaceva...
Erica: ...Ha la sala prove accanto alla nostra, l'abbiamo preso proprio al volo!
Nicola: Poi comunque avevamo bisogno di cambiare alcuni aspetti nel nostro sound e ci sembrava giusto chiamarlo visto che si è subito offerto positivamente ed è stato presente fin dall'inizio.
Costanza: Abbiamo poi riarrangiato con Lorenzo i pezzi vecchi - non tutti, abbiamo fatto una cernita - che suoniamo adesso in concerto, riadattandoli allo stile del nuovo album senza però stravolgerli.


Quella di stasera è la prima di tante dare del vostro tour che vi porterà a suonare, Italia a parte, in Svizzera, Germania, Gran Bretagna, Francia e Slovacchia. Emozionati? Siete pronti per questa nuova esperienza? Cosa vi aspettate?

Costanza: Eh, siamo un po' agitati, però è un agitato buono, sì.
Nicola: Aspettare, non ci aspettiamo niente: chi vivrà vedrà! Speriamo che vadano bene le date, speriamo che vada bene tutto!
Costanza: Abbiamo fatto due tipologie di tour: nella prima parte eravamo da soli e ce la siamo vissuta in maniera un pochino grezza, e sì, è stato bello. Nella seconda parte, invece, seguivamo i Japandroids, facendo loro da gruppo spalla, ed era completamente differente: i locali in primis lo erano, come le persone. Adesso che dobbiamo riaffrontare il tutto da soli, speriamo che vada bene e che ci sia risposta anche dall'Estero.

Dite che "Pesaro non è una città per giovani, i locale dove suonare sono sempre meno, soprattutto in inverno". Quale città/realtà immaginate sia più proficua sotto questo aspetto?Nicola: Forse a livello di locali, così a freddo, mi viene da dire Bologna, l'Emilia Romagna in generale, col Covo, il Lokomotiv e il Mattatoio; poi ci sono un sacco di festival e di iniziative.


Se Cold è attraversato da venti del Nord e sonorità sì profonde ma graffianti, con Earthbeat l'atmosfera si fa più morbida, fluida, sognante, esotica. Com'è nato questo vostro ultimo album?
Costanza: Prima di iniziare un lavoro ci focalizziamo su un'idea e un'immagine. Quello che volevamo dire con Cold è stato creato dal nostro focalizzarci su un luogo freddo e un po' mistico, e da qui sono cominciate a nascere le canzoni. Con questo album ci siamo incentrati su un altro territorio, quello nativo americano, molto attaccato alla terra, ai rituali, caratterizzato da climi caldi e toni tribali. Prendendo in considerazione questi elementi, si sono sviluppati in seguito i pezzi.

Ho notato questa differenza anche nelle rispettive cover dei due album: la prima caratterizzata da colori freddi, la seconda si perde in un deserto di toni caldi (l'elemento che rimane, seppur cambiando, è una figura umana poco definita). Chi si è occupato del tutto?Costanza: È l'evoluzione, lo spostamento da un luogo a un altro.
Nicola: Per quanto riguarda il primo lavoro, siamo andati insieme a un nostro amico di Senigallia a fare delle foto in un parco a Pesaro, in compagnia di una nostra amica. A livello grafico ci ha pensato un altro ragazzo di Faenza, aggiungendo per esempio il dettaglio dei tre triangoli.
Costanza: Per Earthbeat eravamo alla ricerca di un'ispirazione per la futura copertina, e girando tra diversi siti di fotografia ci siamo imbattuti in questa foto qua che ci ha ricordato molto quella di Cold, solo in un contesto diverso. Abbiamo chiesto alla ragazza owner francese - di cui ora non mi ricordo il nome - di poterci prestare la foto e poi ci abbiamo lavorato su. Ci piace molto curare anche l'aspetto estetico.

Passiamo ora all'indianeggiante Captured Heart, primo singolo di Earthbeat: perché avete scelto proprio questa canzone?
Costanza: Tra tutte era quella che poteva fare da tramite tra il primo e il secondo album. C'è il cambiamento, ma mantiene ancora un qualcosa del precedente lavoro. Prima di stravolgere completamente l'ascolto, abbiamo cercato di focalizzarci sulla canzone che poteva fare da filo conduttore e riassunto dell'album.
Nicola: È stato anche il primo pezzo che abbiamo scritto. Ci sembrava giusto così.


E riguardo il piacevolissimo video che è stato girato cosa mi dite?
Costanza: È tutto merito di Erica e del bassista, nuovo elemento dei Brothers in Law! Lavoro di famiglia.
Erica: Sì! I ragazzi presenti nel video sono tutti di Pesaro, tranne una ragazza. L'idea era quella di fare un video che parlasse per immagini, quindi che non avesse una storia di fondo, senza voler dare una continuità forzata. Si tratta di un gruppo di amici che si ritrovano e passano del tempo insieme, giocano, è una cosa molto tranquilla. Se dai una storia è come se tu dessi un'altra canzone. O segui il filo della canzone, oppure dai un'idea generale.
Nicola: Era il video che doveva accompagnare il pezzo, non il contrario, quindi ci è sembrato giusto agire in questo modo, non raccontare una storia ma lavorare attraverso le immagini che stavano bene con la musica.

Ci sono dei momenti in particolare in cui siete più ispirati nel comporre oppure accade tutto all'improvviso, quando uno meno se lo aspetta?
Erica: Arrivi a un punto in cui ne senti la necessità di cambiare, di dire senza dire, perché alla fine parli col suono, presumendo che la Musica sia un linguaggio.
Nicola: A me succede dopo che sono stato via dall'Italia: quando torno da un viaggio sono sempre più ispirato. Probabilmente è il fatto che vedo, conosco nuovi posti, nuove realtà, che fanno scaturire in me idee su idee.
Costanza: Per me possono essere tantissimi i fattori scatenanti: un film che ho visto, un particolare, un dialogo, un libro, un quadro, una fotografia, un momento particolare della mia vita in cui sta succedendo qualcosa. Siccome alle volte non riesco ad esprimermi attraverso il normale linguaggio delle parole, cerco di buttare giù una canzone, una Musica che riesca ad esprimere i miei sentimenti.


Sei te, Costanza, ad occuparti dei testi quindi?
Costanza: In Earthbeat sì, me ne sono occupata io, in Cold eravamo io ed Erica a collaborare.

Chi eravate in una vita precedente? A quale realtà vi sarebbe piaciuto appartenere?
Nicola: Bella sta domanda!
Costanza: Sì, mi piace, tantissimo! Di solito mi faccio sempre un sacco di domande, ma questa qui non me l'ero mai posta, mannaggia!
Erica: Tu Costanza vorresti vivere nel mondo di Harry Potter.
Costanza: Sì, sarei stata una strega, sì. ("Spero Grifondoro", domando io "No, Serpeverde! Nel cuore", risponde). Forse mi sarebbe piaciuto vivere anche nella Londra nel periodo della Regina Elisabetta. Però mi sa che sarei stata fatta fuori. No scherzavo, niente vita da strega!
Nicola: A me è sempre piaciuto il Medioevo, forse per le favole, per i cavalieri, anche se non lo sarei mai stato visto il fisico gracilino che mi ritrovo.
Lorenzo: Hippie anni Settanta. A dodici anni ero un hippie, andavo in giro con le scarpe diverse. Vorrei vivermi Woodstock con le facoltà mentali giuste.
Erica: Io non lo so, sto bene nel 2014. Al massimo potrei essere nata cento anni prima con la consapevolezza che ho adesso, così farei un sacco di soldi con le scoperte!
Costanza: Trovato! Anni 20! ("A Parigi?" "Sì, a Parigi! Anni 20 a Parigi")


Sogni nel cassetto?
Nicola: A livello di gruppo penso che il sogno nel cassetto sia riuscire a campare con quello che facciamo.
Lorenzo: …Soddisfare il pubblico in primis.
Nicola: Sì, però anche se ci campi tanto male non è!
Erica: A livello individuale è essere felici con quello che si riesce ad avere, facendo quel che si sta facendo, e riuscire a raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti.
Costanza: Sì, essere a posto con se stessi è la cosa fondamentale.

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lunedì 17 febbraio 2014

Brioscine appena sfornate: Soviet Soviet

Venerdì 10 Gennaio la sala concerti del Controsenso si è trasformata in un coloratissimo caleidoscopio gigante che fluttuava nell'aria seguendo il ritmo New Wave e Post Punk dei Soviet Soviet, rilasciando coriandoli di note che ipnotizzavano menti e orecchie con melodie graffianti, speranzose, energiche, più cupe, impetuose. Come il rito vuole, prima del live ho scambiato due interessanti chiacchiere con Andrea Giometti (voce e basso), Alessandro Costantini (chitarra) e Alessandro Ferri (batteria). Siate curiosi: here we go! (Foto di Angelica Gallorini)



Com'era la vita quando i Soviet Soviet non erano Soviet Soviet?
Alessandro (batterista): I Soviet Soviet per me sono stati un evento, sia dal punto di vista lavorativo - perché sta diventando sempre più impegnativo - sia dal punto di vista personale: già conoscevo Ale e Andre, ed abbiamo fatto nascere tutto questo insieme. È stato un cambiamento del tutto positivo: ne sono soddisfattissimo, spero di fare ancora tanti album, date, di continuare questo percorso per tantissimo tempo.
Alessandro (chitarrista): Per me la vita era un po' più piatta, prima. Ho iniziato a girare scoprendo il piacere di viaggiare grazie al gruppo, ho conosciuto a livello geografico un sacco di posti in cui non ero mai stato, ho vinto tanti blocchi mentali che avevo in precedenza nell'interagire con le persone. Ed è una delle cose più belle che una persona possa vivere.
Andrea: La stessa cosa, più o meno. La bellezza di viaggiare, conoscere altra gente, altre culture, abbattere pregiudizi su luoghi, usi, costumi e modi di vivere. Se non fosse stato per la Musica, non avrei mai visto l'80% dei posti in cui siamo stati. È stato un tassello in più nella mia, nella nostra vita. Prima era un'esistenza come tante altre.

Qual è stato il fattore scatenante per cui avete iniziato a suonare? Sia individualmente che a livello di gruppo.
Alessandro (chitarrista): Ce ne siamo accorti un po' nel mentre. Il progetto è nato diciamo per caso, dall'incontro mio e di Andre: uscivamo entrambi da due progetti precedenti, più o meno nello stesso periodo, e Andre mi ha proposto di fare qualcosa insieme. Conoscevo Ale, che suonava la batteria, e abbiamo deciso semplicemente di iniziare a provare. Non so se ci sia stato un momento preciso in cui ci siamo accorti che stava funzionando, ma nei primi mesi siamo andati avanti a diritto nel produrre e buttare via pezzi, funzionava bene. È stato un processo naturale. Qualcosa che non è fermo funziona già. Personalmente ho sempre ascoltato un sacco di Musica fin da quando ero piccolino, dai quindici anni in poi avevo già dei miei gusti musicali. Inizi scimmiottando il video che becchi su MTV, capisci cosa ti piace, senti di poter fare qualcosa che apprezzi, qualcosa di tuo. La prima volta che ho comprato una chitarra acustica era tardi, avevo circa diciotto anni: era la seconda volta che tentavo di comprarne una, la prima sono tornato a casa con un aquilone, che è un po' diverso! Ho messo su il primo gruppo verso i diciotto, diciannove anni. Ecco com'è iniziata la mia avventura nel mondo della Musica.
Alessandro (batterista): Anche io ho iniziato verso quell'età, un po' come ha detto Ale: ascoltavo Musica, giravo per i concerti, mi piaceva un sacco suonare la batteria. L'idea era quella di suonare: quando mi divertivo con la batteria in mansarda di mia nonna rompevo le palle a tutto il quartiere! Da cosa nasce cosa, la passione è continuata; conoscendo sempre meglio lo strumento, ti ritrovi a suonare nei primi gruppetti, a fare cover, fino a che non hai l'esigenza e la voglia di costruire un gruppo TUO. Il risultato è questo. E non è mai tardi per iniziare.


Andrea
: Io ho iniziato a suonare a ventidue anni e non ascoltavo nemmeno Musica nell'adolescenza. Ho cominciato a fare entrambe le cose molto tardi. Da qui deriva anche la mia ignoranza nell'ambito musicale. Quando c'è una cosa che mi piace fare, voglio farla subito, e con la Musica non è possibile, devi di volta in volta superare degli step. La vedevo come una cosa troppo difficile, e probabilmente non avrei avuto la pazienza necessaria, quindi ho lasciato perdere. Era il 2006, e un mio amico (con cui avevo molto in comune per quanto riguarda la Musica: per esempio, adoravamo tutti e due i Green Day; li adoro tuttora - quelli dei primi tempi però - porto anche tatuaggio dedicato a loro) voleva iniziare a suonare in tutti i modi. Ecco che ho comprato il mio primo basso, ed ecco che sono arrivate le prime lezioni di Musica. La mia grossa fortuna è stata quella di iniziare a suonare con un gruppo, di Fano, due mesi dopo aver comprato lo strumento: avevo così l'opportunità di mettere in pratica quello che imparavo col maestro. Dopo due anni ho abbandonato il gruppo. Luglio/Agosto 2008 è iniziata la storia dei Soviet Soviet.

Secondo molti gruppi e artisti stranieri, il pubblico italiano si rivela essere sempre il più caloroso. Voi, che siete italiani e andate a suonare all'estero (ricordiamo le tappe negli Stati Uniti, in Messico, nell'Est- Europa), cosa pensate riguardo questa affermazione?
Alessandro (chitarrista): Pensiamo semplicemente il contrario. Andrea tempo fa se ne è uscito con un concetto abbastanza veritiero: in Italia si tende a portare su un piano più alto un gruppo che viene da fuori piuttosto che un gruppo che viene dall'Italia stessa. A parità di importanza e qualità musicale, un gruppo straniero in Italia viene visto più di buon occhio rispetto a gruppo Italiano, e forse all'estero è la stessa cosa, ma questo non te lo so dire. Escluso gli ultimi due/tre mesi in cui siamo riscuotendo successo anche in Italia, inizialmente abbiamo da subito avuto un riscontro più che positivo fuori dal nostro paese, soprattutto nell'Est-Europa. Prima era sempre un grande punto interrogativo fare una data qua: ora, per fortuna, ci sono più probabilità rispetto a prima di fare una bella serata.
Andrea: Dall'uscita di FATE, a Novembre, forse si sono accorti (non solo i locali o i promoter, ma anche gli addetti ai lavori come Rockit o le radio più importanti) che qualcosa c'è.

E quindi, a detta vostra, qual è il pubblico in cui avete trovato più riscontro?
Andrea: Uno da podio è il Messico.
Alessandro (chitarrista): Sì, lì abbiamo una fanbase molto vivace. Così anche nell'Est-Europa, in particolare Russia e Ucraina. Il live è fondamentale, perché capisci l'importanza non solo della Musica che suoni, ma anche il modo in cui viene vissuta da chi è lì per vederti: se uno sta con l'occhio attento e braccia conserte per capire se canti qualcosa, oppure se è lì che ti aspetta da una vita e non vede l'ora che il concerto cominci. Alcune cose scatenato un certo tipo di energia. Quando c'è l'enfasi e la voglia di divertirsi sotto il palco, sopra succede di tutto e di più e la serata andrà benone. Dobbiamo molto a chi viene ai concerti, per divertirsi, stare bene e godersi la nostra Musica.


L'esperienza che non dimenticherete mai - se c'è stata.
Alessandro (chitarrista): Beh, ce ne sono tante di esperienze. Personalmente, il primo live in assoluto che abbian fatto all'estero, nel 2010 a Nizza. Mi ricordo che guidavo, e una volta arrivati a Sanremo mi son detto "Ma che cazzo sto facendo? Ma dove stiamo andando?". Non sapevamo nemmeno dove saremmo andati a dormire! Eravamo in contatto con questo gruppo francese che, dopo esserci scambiati un po' di complimenti su MySpace, ci hanno chiesto di andare dalle loro parti a suonare. Siamo arrivati in questo club bassissimo, in cui potevano starci tre/quattrocento persone, pieno, pubblico vario dal ragazzetto con la cresta al tizio in giacca e cravatta. C'è stato un preciso momento durante il live in cui c'era così tanta enfasi che mi son girato verso Andre e gli ho detto "Ma ci stan prendendo per il culo! Ma cosa sta succedendo?". Finito il live, dopo aver rotto di tutto, ci siamo abbracciati nel backstage perché era appena successo un qualcosa di inaspettatamente bello. Lo ritengo il momento che ha sancito l'inizio di qualcosa. Che poi si trattava di una data unica eh, siamo tornati in Italia il giorno dopo! Andrea e Alessandro (batterista): Sì, siamo d'accordo.
Alessandro (chitarrista): Fortunatamente ce ne sono capitate tante, di cose inaspettate. L'etichetta americana che ti contatta perché vuole produrti, finire su Pitchfork col primo lavoro e ti ritrovi nella stessa pagina di Thom Yorke, il tuo ep da quattro soldi recensito con 7 e mezzo. Ce ne son successe tante, sia belle che brutte, più belle fortunatamente.

Ho apprezzato molto la vostra cover di "Curami" dei CCCP: avete suonato e cantato rivisitandola secondo il vostro stile, mantenendo il giusto equilibrio con la versione originale. Secondo me è proprio così che si fa una cover. Detto ciò, qual è il vostro pensiero sulle cover/tribute band dei gruppi, che propongono sempre le stesse identiche versioni dei brani?
Andrea: Due cose: mi dispiace per loro perché non fanno un qualcosa di personale, bravi perché prendono i soldi (ride).
Alessandro (chitarrista): A me spaventa un pochino più l'idea di chi cerca di assistere a questo tipo di live, di chi non ha la curiosità di scoprire qualcosa di nuovo; piuttosto che andarsi a vedere il concertino carino sotto casa, uno cerca la cover band dell'artista che ti viene passato cento volte in radio, e fa gli stessi concerti cento volte. Mi piace essere positivo e pensare che le cose stanno cambiando. Però ecco, l'effetto cover band non lo vedo preoccupante per la cover band stessa ma per chi approva e va ai concerti. È una forma di accontentarsi e implica poca curiosità, difetto che affligge parte dell'Italia e parte delle serate in cui sei in Italia.
Alessandro (batterista): Io ho iniziato facendo cover degli Oasis. Ti lascia un po' così, vuoto: non è altro che la riproduzione tecnica di un brano, di tuo non c'è niente, e non è Musica tua. O fai la cover in un certo modo mettendoci un po' del tuo, altrimenti non c'è soddisfazione.

I peggiori nemici della Musica, secondo voi.
Andrea: La mentalità della gente, per come ragiona, per come si rapporta nelle varie serate e nell'andare a vedere un gruppo.
Alessandro (batterista): Suonare senza aver più la voglia e lo stimolo, farlo diventare solo un lavoro. Spero non accadrà mai, perché mi sentirei molto a disagio, non sarebbe più assolutamente la stessa cosa. Ti manca lo scatto di divertimento. E purtroppo c'è anche tanta invidia, tra i gruppi. C'è e ci sarà sempre, ed è una cosa che non ho mai sopportato.


L'influenza di Internet sul panorama musicale - sicuramente ha contribuito a creare un rapporto più rapido e diretto con la Musica, ma al tempo stesso è come se denigrasse il tutto: i negozi di Musica, purtroppo, stanno sempre di più scomparendo - e avere un CD, o un vinile, non è proprio la stessa cosa di scaricare file audio, che possono essere cancellati con un solo click. In più, è aumentata anche la superficialità nella conoscenza e nell'apprezzamento delle realtà musicali. Opinioni?
Alessandro (chitarrista): Internet è uno strumento che va saputo utilizzare, e a seconda di come lo fai puoi trarne sia dei vantaggi che, purtroppo, degli svantaggi. È come un'affettatrice. Internet è un'affettatrice. Sta a chi lo usa saperne fare buon uso, saper non farsi prendere dalla fretta e dalla quantità: è importante conoscere le cose un po' per volta, per approfondirle in modo migliore. Sicuramente Internet rende più difficile la lentezza: hai tutto subito e immediatamente, ti ascolti un album con disattenzione, saltando tracce in qua e in là.
Andrea: Non è colpa al 100% di Internet perché a sbagliare sono le persone a causa della loro mentalità. C'è della pigrizia di fondo che non è positiva.
Alessandro (chitarrista): C'è stato un periodo in cui avevo smesso di comprare CD. Poi ho ridato importanza alla cosa, soprattuto all'acquisto durante i live, unendo la scoperta del gruppo che sono andato a vedere al gesto del comprare la loro Musica. Se posso è la cosa più bella che possa fare, per me e per il gruppo.

State già buttando giù qualcosa per il vostro prossimo lavoro?
Alessandro (chitarrista): Sì, giusto ieri abbiamo finito un nuovo pezzo.
Andrea: C'è una grandissima voglia di fare cose nuove. Non che FATE sia vecchio, ma ha già sei/sette pezzi di undici mesi e i restanti di un anno e mezzo abbondante. Bisogna sempre stare al passo, senza essere forzato a farlo.

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martedì 29 ottobre 2013

Schonwald - Treasure [Video]

Novità. Buone novità. I nostri Schonwald se ne escono con Treasure, nuovo pezzo con tanto di video, cornice di un'atmosfera cosmicamente stellare, che viene immediatamente a crearsi, in cui sono inglobate le presenze di Alessandra Gismondi e Luca Bandini. Tre minuti e quarantaquattro secondi di melodie che nascono prima, e viaggiano, si intrecciano poi, guidate e ipnotizzate dalla voce sognante di Alessandra. Guardate, e soprattutto ascoltate.



FBTW ▲ Soundcloud ▼ Hozac Records

lunedì 30 settembre 2013

Brioscine appena sfornate: Schonwald

Sabato 21 Settembre al Controsenso è il turno live degli Schonwald, duo dal sound vicino alla New-wave degli anni '80, colpito dal tocco magico dello shoegaze, che ci regala scenari immaginariamente extraterrestri e glaciali, elettronicamente lunari. Ecco la mia intervista ad Alessandra Gismondi e Luca Bandini, membri del gruppo. 

 
Sono curiosa di conoscere la storia degli Schonwald: come e perché nasce questo progetto? Avete suonato/suonate in altri gruppi?
Luca: La nostra collaborazione musicale è nata circa 10 anni fa quando Alessandra mi ha regalato una chitarra Fender e sono così iniziati vari progetti che si sono poi rivelati utili per comprendere meglio quale stile musicale seguire insieme. Con Alessandra ho suonato nei Pitch, mentre lei è stata coinvolta anche nei Vessel insieme a due componenti dei Giardini di Miró. Il progetto Schonwald invece è in corso da 5 anni ed è nato da un'urgenza creativa che ci coinvolge in maniera totale.

Curiosando su YouTube ho trovato la vostra cover di A Forest dei Cure, che deduco quindi rientrino nella lista dei vostri gruppi preferiti, ispiratori. Ce ne sono altri?
Alessandra: Sì, amiamo i Cure e soprattutto le bands che ricoprono il periodo a cavallo tra anni '70 e '80, per esempio Joy Division, Suicide, Kluster e Neu!, per citarne alcune.

Non sono la prima a dirvi che non sembrate italiani, vero? Sia per la musica che fate, sia per come vi ponete. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, English/American style un po' alla The Kills è la prima cosa che mi è venuta in mente. Quanto ritenete che conti l'aspetto esteriore in un gruppo?
Luca: Ritengo che il look nella musica può far la differenza solo se si parla di pop o in generale di ciò che ha una forte esposizione mediatica. Per noi è sempre un complimento sapere che la nostra musica non è identificata come italiana perché i nostri obiettivi sono quelli di guardare al di fuori dei confini nazionali, dandoci la possibilità di confrontarci con nuove realtà.

                                               
Mi viene da pensare che abbiate un buon feeling con l'estero. Ci sono esperienze fuori Italia importanti di cui mi volete parlare?
Alessandra: Abbiamo suonato in splendide città. Londra è stata ancora una volta una conferma, perché tralasciando il suo lato modaiolo pronto a mangiare e poi sputare velocemente i nuovi trends, ci ha convinto sul fatto che la storia che ha un paese pesa e la propensione ed attitudine musicale che si respira è ancora molto pulsante. Berlino invece è la città nella quale siamo tornati più spesso: otto concerti. Quattro anni fa a Berlino il pubblico era completamente tedesco; nel corso di questi anni abbiamo trovato sempre più italiani, sintomo anche delle migliori condizioni economiche che portano i nostri connazionali ad emigrare in una città che oltre alla qualità di vita ha anche moltissimo da offrire a livello culturale e sociale. In questo ultimo tour europeo è invece Parigi la città che ci ha regalato più sorprese. Oltre ad essere innamorati della bellezza di questa città, abbiamo scoperto realtà musicali veramente interessanti fatte di etichette discografiche alternative che supportano band di altissimo livello, con le quali si è instaurato un intenso legame artistico e collaborativo, per non parlare poi dell'entusiasmo del pubblico che ci ha davvero stupito.

Non a caso vi siete anche scelti un nome che affonda le due radici nella lingua tedesca... Perché questa scelta? Che significato gli avete attribuito?
Luca: Schönwald (bella foresta) è il cognome di mio nonno che aveva origini austriache. Noi abbiamo semplicemente tolto i due punti sulla lettera "o" ed il significato è cambiato in essere nella foresta.

                                

Estero a parte: cosa pensate della scena musicale (underground e non) italiana? Ci sono gruppi, o artisti solisti, a cui siete affezionati?

Luca: Non seguiamo molto la scena musicale italiana, però ci sono alcune bands di ottimo livello che si stanno facendo largo anche in Europa, e questo ci fa molto piacere.

Essere un duo comporta il lavorare in sincronia. Chi si occupa dei testi e della Musica?
Alessandra: I testi li scrivo io mentre la musica è composta da entrambi.

Lasciatevelo dire, Mercurial è proprio un bel singolo. Com'è nata questa canzone? E, in generale, come prende vita un vostro pezzo?

Luca: Mercurial e' nata un po come tutti gli altri brani. Il nostro processo creativo nasce al contrario, un po' come nella musica elettronica: cominciamo con la programmazione delle ritmiche su drum machine, poi gli arrangiamenti di synth, a seguire basso, chitarra e poi, a musica ultimata, si cura tutto ciò che riguarda la melodia vocale ed i testi. I brani sono concepiti in maniera istintiva, predominano gli stati d'animo, le visioni e le illusioni ipnotiche, e le liriche ne sono la conseguenza.

                              

Progetti per il futuro? Album, prossime date live?

Alessandra: Al momento siamo impegnati in studio di registrazione per la realizzazione di tre nuovi brani. Uno sarà una cover dei Cocteau Twins per una compilation di prossima uscita in Brasile mentre il secondo brano sarà un inedito sempre per un'altra compilation di un'etichetta di Barcellona; il terzo sarà una cover dei Joy Division per un tributo. L'album invece uscirà nel 2014 per l'etichetta di Chicago Hozac Records. Nel frattempo la promozione del nostro ultimo singolo Mercurial procede con le seguenti date: 11 Ottobre - Ratisbona - Germania / 12 Ottobre - Norimberga - Germania / 19 Ottobre - Bruxelles - Belgio / 07 Dicembre - 261 Music Club - Genova.

FBTW
SoundcloudHozac Records

lunedì 23 settembre 2013

Brioscine appena sfornate: Federico Fiumani dei Diaframma

Un piacere, un onore, una bella esperienza che rifarei anche tre o quattro volte. Si tratta dell'intervista a Federico Fiumani, leader dei Diaframma, di Venerdì 13 Settembre, data di apertura del Controsenso. E sì, i Diaframma inaugurano questo bel giorno con la loro Musica che, come sempre, non delude. È stato assolutamente piacevole parlare con Federico, un Signore, disponibilissimo a fare due chiacchere con me, svelando curiosità sul gruppo, sul suo modo di pensare, apprezzare tutto ciò che riguarda la Musica e chi la ascolta.


Un diaframma può essere più cose del tutto diverse fra loro, e tra queste c'è anche il tuo gruppo. Chi erano i primi Diaframma e in che contesto emersero negli anni 80?
Tutto iniziò sulla scia della musica Punk, nata soprattutto a Londra nel 1977. All'epoca avevo 17 anni e amavo questo genere, così immediato, urgente; si tratta di un'attitudine in cui mi rispecchiavo veramente tanto. Alla fine degli anni 70, con degli amici del liceo, decidemmo di mettere su un gruppo, per vincere anche un po' la noia, la morte che sentivamo intorno a noi: non c'era niente di stimolante, non trovavamo niente che ci interessasse veramente. Nel 1980, a Settignano, vicino Firenze, venne aperto un locale, la Rokkoteca Brighton, dove la Musica Rock veniva un po' assunta a quella da ballo: era un tentativo nuovo per Firenze, atto ad avvicinare i ragazzi ad una Musica diversa, innovativa, non convenzionale. Andavamo lì anche per ascoltare gruppi come i Joy Division, che apprezzavamo moltissimo: non si trattava della solita discoteca. A noi tre precedenti Diaframma interessava il disc jockey di questo locale, Nicola Vannini, un tipo carismatico, a cui chiedemmo di diventare il cantante. I componenti del gruppo aumentarono quindi a quattro, registrammo le prime canzoni in Italiano, facemmo un 45 giri con l'Italia Records, che uscì l'anno seguente, nel 1981, e che piacque abbastanza nel circuito Underground. Cominciammo così a suonare fuori Firenze e ad avere una certa credibilità nella nostra città, dove, parallelamente a noi, stava nascendo una scena musicale interessante che abbracciava gruppi come i Litfiba, i Neon, i Pankow, e tantissimi altri.


Sono curiosa anche di sapere il perché di questo nome.
Ci piaceva molto la fotografia, il giocare con i chiaroscuri, sfumature che ci proponevamo di poter ricreare nella nostra Musica.

L'unico componente della formazione originale rimasto sei proprio te. Com'è stato lavorare, avere a che fare, con più musicisti? È servito ad arricchire le tue conoscenze, i tuoi gusti, qualsiasi altro aspetto legato alla Musica?
Verso i 24/25 anni cominciammo un po' a decidere cosa fare nella vita. La Musica è un mestiere molto precario, ed è molto difficile pensare di poterci vivere: per riuscirci devi essere tanto fortunato quanto motivato. Io lo ero, avevo delle motivazioni più forti rispetto agli altri, che probabilmente avevano progetti diversi per il futuro. È per questo che col passare del tempo sono rimasto solo io: non c'erano prospettive tali da poter pensare di trasformare questa Musica in un mestiere. Ed è anche per questo che i musicisti, nel corso degli anni, se ne andavano. Ne ho cambiati circa un centinaio: ognuno di loro ha sia lasciato qualcosa di bello, stimolante, che portato un genere diverso all'interno del gruppo.

Non è così scontato scrivere canzoni, e diventa ancora più difficile (o forse no?) dopo 30 anni di carriera. Hai una specie di trucco, oppure ti resta semplicemente spontaneo? Quali sono le tue fonti di ispirazione?
In realtà, questo è un mestiere che vive dell'approvazione degli altri: piccolo o grande, un po' di successo devi averlo. Il vero stimolo per continuare a suonare in tutti questi anni è stato l'avere un pubblico, il sapere che comunque a qualcuno ti rivolgevi, qualcuno ti ascoltava. Ho sempre avuto la percezione che per qualcuno quello che facevo era importante, e questo mi ha sempre stimolato perché, al di là della passione, se davvero ti accorgi di non avere successo, i locali dove suoni sono vuoti, allora ti fermi, smetti, la voglia dopo un po' va via. Bene o male, noi abbiamo sempre avuto un nostro pubblico, la cui approvazione è sempre stata il mio stimolo, il mio supporto, fondamentale.



L'età del pubblico spazia molto: c'è chi appartiene alla tua generazione, ma c'è anche chi potrebbe essere tuo figlio (come me!), o nipote. Che effetto fa?
È molto gratificante. Non ho mai cercato di piacere ai giovani, ho sempre fatto la Musica che piaceva a me. Probabilmente grazie al fatto che nelle canzoni parlo di aspetti quotidiani che diventano universali, come per esempio l'amore per una donna, permetto alle persone di rispecchiarsi nei testi che scrivo. Se trattassi di Politica, beh, forse sarebbe diverso.

Qual è il tuo rapporto con il pubblico?
Molto buono e stretto, specialmente con alcuni fan che vengono addirittura a vederci da tutta Italia, perché è come se fossimo amici. Ho sempre privilegiato questo rapporto: per un periodo ero io che pensavo a fare i dischi, per poi spedirli a chi me li chiedeva via posta. Ho sempre considerato la Musica come una vincita contro la solitudine.

Paragoniamo la scena musicale italiana dei tuoi anni con quella di ora: cosa trovi di diverso per te che hai vissuto questo cambiamento con il passare del tempo? Ci sono dei gruppi attuali che ti piacciono e con cui, magari, ti farebbe piacere collaborare?
Ci sono state molte collaborazioni con artisti che hanno cantato le mie canzoni ed io ho cantato le loro, come Vasco de Le Luci della Centrale Elettrica, Dente, giusto per nominarne due. Ai miei tempi fare Musica era diverso, al contempo più facile e più difficile: quei pochi gruppi e locali che esistevano erano motivatissimi, a differenza di ora che la scena è molto più ampia, e i gruppi che suonano sono un'infinità. Internet ha facilitato molto il rapporto "ascoltatore-Musica": ai miei tempi se ti piaceva il Post Punk o la New Wave avevi la possibilità di conoscere e possedere interamente la scena di questi generi, con cd e giornali che compravi, come Rockerilla; adesso se ti piace un genere musicale non finisci mai di scoprirne nuove realtà, e forse penso sia fin troppo dispersivo. Il rischio di Internet e della Musica gratis a tutti i costi è che alla fine hai molto meno di quello che credi di avere, diventando così un ascoltatore molto distratto, perché è difficile approfondire tutto in modo adeguato.

Alti e bassi nella carriera del gruppo: quali sono stati i momenti più sereni e quali invece i più difficili.
I momenti migliori sono stati quelli di Siberia, primo album del 1984, che ebbe un bel successo e ci permise di suonare molto in Italia e all'Estero, con tour in Francia, Spagna, Olanda, Svizzera, insieme ai Litfiba. Questo sì che fu un bel periodo. Anche quando, nel 1989/1990, cominciai a cantare nei Diaframma, e poi incisi un disco con la Ricordi. In più, negli ultimi anni faccio un sacco di concerti e guadagno decentemente, cosa che non mi era mai successa prima. I periodi più difficili appartengono agli anni 90, quando era più complicato suonare anche perché era come se fossimo già vecchi, sorpassati, passati di moda, visto che venivamo dalla decade precedente.



Scegli almeno un album, o in alternativa un gruppo, di cui proprio non puoi fare a meno.
Sicuramente i Television, gruppo Punk-rock/Post-punk/New Wave di New York, con Marquee Moon del 1977.

Il dono. Artisti vari interpretano i Diaframma è un tributo che diversi artisti, come Zen Circus, Vasco Brondi, Dente, Tre Allegri Ragazzi Morti, Marlene Kuntz, vi hanno dedicato interpretando diciassette vostri brani. Hai apprezzato il gesto?
Molto, l'ho apprezzato davvero molto. All'inizio volevo fare una compilation Best of dei Diaframma, poi mi son detto "Che noia: chiediamo a un po' artisti che mi piacciono se vogliono fare una cover dei miei pezzi". Chiesi ai Baustelle, a Vasco Brondi, che ancora non aveva inciso il primo disco ma che mi bersagliava di messaggi e mi piacque subito. Da lì ci presi gusto, continuai a chiederlo anche ad altri gruppi, che mi risposero tutti ed ecco la nascita de Il dono.



Visto che ci siamo, svelami la cover che più preferisci.
Quella che forse mi piace di più è Verde rifatta da Dente.

Una piccola anticipazione di Preso nel Vortice, nuovo CD in uscita il 16 Novembre?
Sono quattordici canzoni nuove che mantengono il mio stile degli ultimi anni. Ci sono dei musicisti come Enrico Gabrielli e Gianluca de Rubertis, che hanno dato dei bei sapori alla Musica, cambiando un po' la minestra che sennò diventa noiosa; cantanti come Marcello Michelotti dei Neon e Alex Spalck dei Pankow. Non saprei, abbiamo fatto del nostro meglio, staremo a vedere come verrà accolto.

A Mezzanotte in punto ecco che Federico, insieme ai suoi Diaframma, sale sul palco e dà inizio al concerto con L'Odore delle Rose, per poi regalarci pezzi come Diamante GrezzoVerde, Elena, Io sto con te (ma amo un'altra). Ci catapulta da Amsterdam a Vaiano con un solo giro di chitarra, improvvisamente è Gennaio e siamo in Siberia, dove non fa per niente Caldo e dove c'è una ragazza triste, alla quale Federico canta Fiore non sentirti sola, chiudendo così le danze che andavano avanti da più di un'ora. Pensieri, speranze, paure, riflessioni, ricordi, sorrisi. Grazie Federico, grazie Diaframma, alla prossima.

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mercoledì 7 agosto 2013

Ottodix - Le Notti di Oz - 2009 [Streaming]

Le notti di Oz è un concept, ispirato a Metropolis di Fritz Lang ma con numerosi riferimenti alla realtà odierna, fatta di avatar sul web, di velocità irraggiungibili e di esperimenti di biotecnologia. Un album equilibrato e sofisticato in cui i brani danno vita ad un elettro-pop di ispirazione wave. Ospiti Madaski e Georgeanne Kalweit.


Ottodix
Le Notti di Oz
2009

Tracklist:
1. Nuovi Frankenstein
2. I-Man
3. Rabarbaro Rabarbaro
4. Joker
5. Io e Cassandra
6. Strananotte
7. Effimera
8. Sogno di un Avatar
9. Fiore del male
10. Insonnia
11. Tanz Tumb Tumb
12. Treno che passa
13. Le Notti Di OZ
14. Nuovi Frankenstein (ft. Madaski)
15. Insonnia (ft G. Kalweit)



Sito ufficialeFBSoundcloud

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