lunedì 29 aprile 2013

Brioscine appena sfornate: My Dear Killer

Ultimo lunedì di aprile con lunga intervista in compagnia di My Dear Killer. Stefano Santabarbara, dopo sette anni dal precedente Lp racconta, limpido, l'ultimo album The Electric Dragon of Venus e l'asse di rotazione pregno di emozioni e pensieri profondi intorno al quale ruota questo e tutto il suo lavoro. Da non perdere!


Ciao Stefano, la mia prima domanda riguarda le voci fuori campo presenti nel tuo ultimo album The Electric Dragon of Venus. Contestualizzarle potrebbe essere utile a potenziare l'ascolto, potresti indicarne la provenienza?
Grazie per avermi contattato. Le voci nei due strumentali sono di due "tipi". Le voci maschili sono campionate da dei documentari russi degli anni '70/'80 e sono degli scienziati che facevano parte del programma spaziale "Venera" (Venere). Queste sono descrizioni delle disavventure che hanno avuto le sonde su Venere (e in un caso su Marte) in quanto trovarono un ambiente ben diverso e più ostile di quel che si attendevano. Uno dei campioni è la "descrizione" del "dragone elettrico di venere", un fenomeno elettrico simile ai tuoni e fulmini nostri, che è stato registrato ma per cui non c'è motivazione. Da lì il titolo. Alcuni dei campioni sono le registrazioni del dragone elettrico di venere. Le altre voci le ho registrate io e sono di amiche, una russa e una bulgara (quindi è un simil falso), e non so esattamente cosa dicano, le ho lasciato libertà assoluta, purché parlassero di Venere e delle esplorazioni stellari durante la loro infanzia.

Parlando ancora del field recording domando se c'è un processo che ti porta a scegliere di accostare un brano ad una determinata registrazione di suoni d'ambiente. Sono utili nella resa di uno stato umorale e suggestivo? Sono narrativi? Potrebbero essere un approfondimento,  possibilità di espansione sonora in altri luoghi?
I field recordings non sono presenti solo a fini "cosmetici", allo stesso tempo sono di solito inseriti successivamente alla stesura dei pezzi, che potrebbero essere altrimenti costruiti intorno ad essi.

Qual'è il processo creativo, o meglio l'approccio, che ti consente di dar forma ad un brano e poi ad un intero album? Mi spiego meglio. In questo caso hai scelto di basare il lavoro su un macro argomento, il programma Venera che per certi versi è stato fallimentare poiché le condizioni "atmosferiche" sul pianeta causarono la perdita precoce delle sonde spaziali. Le sonorità dell'album e i testi sono immersi nello spleen del cuore, mi chiedo e domando a te, se c'è una connessione tra universale e particolare, tra avvenimento scientifico con dinamiche temporali storiche apocalittiche e avvenimento dell'anima con dinamiche temporali soggettive, introspettive ed esistenziali.
In realtà nella composizione di "The Electric Dragon of Venus" non ho direttamente basato la scrittura incentrandola sul programma Venera, che però è un argomento che m'incuriosisce e su cui cerco informazioni ormai da quasi una decina d'anni. Ci sono arrivato con un percorso, diciamo, indiretto. Il nucleo centrale dei brani è stato composto in un periodo abbastanza breve di tempo e pertanto è spontaneamente compatto, più che altro per quel che riguarda la struttura, o meglio la destrutturazione delle linee armoniche. Questo per me ha una certa importanza perché prediligo una certa omogeneità all'interno dello stesso lavoro. Allo stesso tempo, le tematiche toccate dai testi sono in pratica un filo conduttore di tutto quel che ho fatto finora come My Dear Killer; fondamentalmente è una riflessione, ma anche un tentativo di esternazione dell'incapacità di comunicare, e probabilmente anche di comprendere in profondità tutti quelli che potrebbero essere definiti come sentimenti d'affetto. E' più che ovvio che questo è un soggetto per nulla originale ma anche allo stesso tempo un elemento fondamentale dell'esistenza di qualsiasi essere umano. La cosa che può essere considerata, in qualche misura, caratterizzante di quel che cerco di fare è l'accento sulla barriera comunicativa, così che il fuoco non sia puntato su una relazione o i suoi sviluppi, quanto sulla loro reale assenza. La ricerca delle motivazioni di questa situazione, così come, ultimamente la sua accettazione in quanto inevitabilità, porta, una volta presone atto, pressoché inevitabilmente ad una dissezione microtomica della propria persona perché le altre rimangono avvolte dal manto del mistero. Ed è quindi una sorta di viaggio tra il buio, il vuoto e l'ignoto e come soli compagni certi, il silenzio e la solitudine. Ed è a questo punto che mi è sorta la suggestione del programma spaziale sovietico verso Venere, perché si sono trovati a esplorare un pianeta che si è verificato essere completamente differente da quel che si attendevano e questo ha generato una serie di fallimenti più che spettacolari. Ma ha anche dato modo di scoprire fenomeni imprevedibili, uno di questi è quello che è stato interpretato come una sorta di temporale elettrico pressoché permanente, registrato come una sequenza di scariche e che siccome è, a che ne sappia, tuttora incompreso ed era certamente incomprensibile all'epoca, è stato chiamato "il dragone elettrico (di venere)". Così ho preso questo termine, che è all'apparenza abbastanza esoterico e l'ho appiccicato alla raccolta di canzoni che avevo a disposizione, cui ho solo aggiunto i pezzi strumentali di apertura e chiusura del lavoro.


D'altra parte questa idea di un percorso attraverso spazi più o meno inesplorati, freddi, e soprattutto vuoti, ha influenzato la scelta dell'arrangiamento del disco, che è molto flebile e soffuso, a parte qualche episodio, rispetto al precedente Clinical Shyness che era stato pressoché sommerso, se non soffocato, da una densa stratificazione di umoristica. In questo svuotamento, se così è possibile chiamarlo, trovano un posto rilevante i campionamenti sia d'ambienti che di conversazioni, così come l'utilizzo di suoni sintetici, in quanto  diventano percepibili e discriminabili dal mantello di feedback e distorsioni. Quest'apparente differenza stilistica è in realtà anche sufficientemente spontanea e non completamente pianificata, tant'è che nei due lavori completi, ma anche in quelli più brevi, penso esista una sostanziale coerenza sia tematica sia, mi auguro, espressiva. D'altra parte, mentre nel primo lavoro c'era quasi un riflesso incontrollato a nascondere, in quel caso dietro a un mantello di suono, quel che è poi  il nocciolo delle storie, quasi a tenerlo segreto, incerti di essere compresi quel che si sta cercando di dire, nel caso di "The Electric Dragon of Venus" c'è la maturata certezza di non essere compresi e quindi nessuna ragione di mascherare, foss'anche sotto la lente del microscopio. Per questo la stesura finale dei pezzi e degli arrangiamenti è molto più trasparente, a tratti quasi evanescente che in passato. Anche in trasparenza, non si capisce, veramente, né si è capiti, veramente, e nulla cambia la sostanza delle cose, con le immancabili conseguenza che tutto ciò comporta. Soprattutto, a non capire e a non saper dire, sono io.

MDK a sottovoce - concerti fatti in casa

Per meglio entrare nella tua "estetica" e comprendere l'universo culturale a cui t'ispiri e in qualche modo appartieni, ti andrebbe di fare un elenco di dischi, libri, film che posseggono un valore nella tua formazione?
Questa può essere una domanda un po' difficile, così d'acchito sono sicuro che dimentico tre quarti delle cose che altrimenti riterrei fondamentali, ma proviamoci; via all'elenco palazzeschiano. Come registi, restringendo la lista quelli che penso mi abbiano più influenzato/appassionato sono Kieslowski, Herzog, Tarkovsky, Petri, Germi, Loach, Ferrara, Peckinpah, Zhang Yimou, Cukor, Kazan, Truffaut, Rohmer, e un po' tutto il genere noir alla Charles Laughton per dirne uno; libri, Pavese, Montale, TS Eliot, Coleridge, Gozzano, Bulgakov, LF Céline, Dostoevsky, Pushkin, Fenoglio, Gadda, Papini, Lee Masters, Capote, Conrad, Melville, Poe, insomma tutta roba decrepita; gruppi, selezionando brutalmente e citando a casaccio, Nick Drake, JC Frank, Low, Bedhead, Codeine, Seam, Gastr del Sol, Current 93, Cabaret Voltaire, Throbbing Gristel, Coil, Jesu, Slowdive, My Bloody Valentine, Black Sabbath, Sleep, Hood. Mi fermerei prima di compilare l'elenco del telefono.

Trovi ci sia una sottile similitudine tra Under My Bed Recordings, l'etichetta da te fondata, e la Boring Machines che promuove il tuo ultimo Lp? Entrambe si prendono cura di un atteggiamento sonoro intimo e solipsistico d'amore e dedizione sincero. Che ne pensi?
Ci sono decisamente delle somiglianze molto forti nell'attitudine alla produzione e specialmente nella scelta dei gruppi, progetti, che si decidono di supportare tra Under My Bed e Boring Machines: nessuno di noi si muove in ottica che potremmo definire "commerciale", ma questo è vero per la maggior parte delle piccole etichette. Lo facciamo perché siamo mossi da qualche cosa di indicibile, probabilmente la sincerità è uno di questi fattori, che ci portano a spendere le nostre quattro lire guadagnate sfacchinando di giorno e sperperarle, più che investirle, nella nostra passione. Spesso intervengono anche i rapporti personali, e questo è pressoché inevitabile essendo tutto sommato un ambiente abbastanza ristretto nel quale ci si muove.



Poi esistono delle differenze marcate tra UMB e BM; con UMB ci limitiamo a produzioni tranquillamente definibili come "minimaliste", sia dal punto di vista della confezione, che del supporto, in generale "povero" su cd-r o cassette, che del contenuto, privilegiando essenzialmente il cantautorato (è un termine che non mi piace molto, ma non ne trovo uno migliore), il folk, per quanto deviato o poco convenzionale. Under My Bed è un'etichetta che ha come fine mettere allo scoperto, anche solo in piccolissima comunità, delle perle (per noi) nascoste, indipendentemente dalla qualità della produzione. Ed è questo l'ambito in cui confido continueremo a muoverci. Boring Machines ha d'altra parte un approccio molto più professionale, a partire dalla confezione del prodotto, che è in generale quasi sempre spettacolare, a partire dai cd e ancora più col passaggio al vinile, è più centrata verso musica di "ricerca" particolarmente in ambito elettronico, ma non solo, e pubblica esclusivamente prodotti che potrei definire compiuti e maturi. Secondo me il lavoro di Onga è assolutamente impressionante, e sono onorato più che fiero di avere il suo supporto per i miei dischi.

Essendo Under My Bed Recordings una tape-label, il nastro magnetico supporto che registra e riproduce mediante apposite apparecchiature suoni, immagini e dati di memorie, possiede quindi significato e importanza?
Abbiamo mantenuto la definizione di tape-label anche se la stragrande maggioranza delle produzioni di UMB è su cd-r, perché crediamo che questa sia stata l'attitudine originale delle prime etichette su cassetta. In realtà quando nel 2001 abbiamo parlato di fare uscite su cassetta, ci è stato risposto che non avevano più il mangianastri nemmeno in macchina. Credo che all'epoca l'unico che sopravvivesse con le cassette fosse Best Kept Secret, che difatti ha sempre avuto la mia stima più sincera. Da lì la virata verso il cd-r. Quella di mettere in primo piano il contenuto, fosse anche su un supporto di bassa qualità ma disponibile, a livello di duplicazione, a chiunque, piuttosto che alla sovrastruttura della produzione. Questa poi si è evoluta in una estetica minimale della produzione "casalinga" che spesso è più apprezzabile di quella prodotta su larga scala. Altra cosa, quasi parallela, ma ad un certo modo indipendente, è l'utilizzo dei nastri o comunque di supporti analogici in fase di registrazione.



Una parte è legata certamente al romanticismo, abbiamo anni a sufficienza sulle spalle da aver registrato i singoli dell'estate dalla radio su cassette magari dieci volte prima che si impigliassero e poi bisognava cavarsela con la bic per rimetterle in sesto. L'altra parte, almeno per me, è stata cominciare a registrare con i piccoli "showbox" a cassetta che avevo ereditato da mio nonno: a tutti gli effetti un orrore, specialmente a livello di fruscio, ma in qualche modo un supporto "vivo". Secondo me il migliore esempio nelle produzioni UMB è . Sono sicuro che molti lo trovano inascoltabile per il livello di sfrigolio, ma se smetti di farci attenzione, allora ti porta verso viaggi nell'abisso, non solo del lago citato. Questa affezione per i supporti analogici, mi ha spinto a usare i registratori a bobina per quasi tutti gli album più compiuti, o sviluppati, di My Dear Killer, almeno come registrazioni "iniziali" (alcune delle sovra-registrazioni sono state prese direttamente in digitale, anche perché è un problema spostare il "cassone"), mentre il fruscio del nastro può essere utilizzato esso stesso come fonte/generatore di segnali; ce ne sono moltissimi esempi, William Basinski ci ha fatto qualche disco, per dirne una. Anche per me sono una delle fonti principali di "rumore" da utilizzare, così come le radio mal sintonizzate opportunamente, anche qui il verbo non è forse il più corretto, elaborate con una serie di effetti, modulatori, distorsioni, riverberi e cose del genere. Penso sia la segreta speranza di captare qualche segnale sconosciuto.

Finirei qui. Vuoi dire qualcosa?
Grazie.

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