E' di qualche mese fa l'uscita di un libro, che racconta la storia dell’album che ha fatto conoscere al grande pubblico una band che si è sempre distinta per la mancanza di compromessi con l’ambiente mainstream e il cui unico interesse è solo quello di suonare e comporre musica: i Verdena. Il gruppo di Albino è ancora protagonista nel panorama italiano, dopo più di dieci anni, grazie soprattutto ad un approccio creativo, fondato sulla sperimentazione di sonorità psichedeliche vintage, nel tentativo (riuscito) di renderle personali e attuali. Emiliano Colasanti (giornalista musicale di Rolling Stone e curatore per GQ.com del blog musicale Stereogram, conduttore radiofonico, nonchè fondatore dell'etichetta indipendente 42 Records) ci racconta la gestazione, la crisi interiore e il percorso evolutivo che ha portato al concepimento di un disco completamente diverso dal passato, un album doppio (ben 27 brani), imposto alla casa discografica major, in piena crisi di vendite, dal titolo palindromo (WoW, appunto), che suggerisce che dove c’è la fine c’è già un nuovo inizio. Un mondo del tutto differente è stato pubblicato da Arcana, con prefazione di Federico Guglielmi. Ecco le domande che ho posto ad Emiliano:
Parlaci prima di tutto del titolo, il mondo dei Verdena è davvero “Un mondo del tutto differente”? E se sì, rispetto a cosa?
Il titolo è "colpa" loro, nel senso che si tratta solo del sottotitolo di uno dei brani di "WoW" (Lei Disse) che pure mi sembrava perfetto per riassumere l'anomalia che i Verdena rappresentano all'interno del mainstream italiano e non solo. Insomma, per citare Federico Buffa (uno che per me è meglio di Lester Bangs): "Quantità di fantasia usata? Poca". Luca, il batterista dei Verdena, voleva chiamarlo "L'iniziazione". L'editore non lo avrebbe mai permesso. Per un po' è stato "Solo un grande WOW", ma alla fine credo di avere fatto la scelta giusta.
Sei riuscito ad affrontare tutti i temi che ti eri proposto o ne hai dovuto tralasciare qualcuno per questioni di editing?
Delle cose che sono rimaste fuori ci sono, ma non per via dell'editing. Il libro ha avuto una fase preparatoria molto lunga, ma ho capito che direzione volevo prendere proprio mentre lo stavo scrivendo. Rispetto molto i Verdena e le scelte che li hanno portati a essere la band che sono, per cui ho provato a dare vita a un libro che somigliasse in tutto alla band. Anche se è scritto da me, che comunque sono un esterno e ho delle idee che non so quanto combaciano con quelle che il gruppo ha di sé. A lavorazione finita ho tagliato un intero capitolo, molto lungo, in cui parlavo di "Wow" partendo da dischi altrui che secondo me avevano molto a che fare con l'album dei Verdena. Ricordo che c'erano i Moby Grape, "Loveless", l'ultimo Deerhunter e altri. Sono contento di averlo tolto, comunque, sarebbe stato pleonastico.
Avevi già un’idea chiara o mentre scrivevi ti ha sorpreso qualche aspetto che non avevi per niente preso in considerazione?
Io non avevo rapporti personali con i Verdena prima di cominciare a lavorare al libro, per cui ero prontissimo e disponibile a lasciarmi stupire. Devo dire però che tutte le idee che mi ero fatto sul loro conto, sul modo di lavorare e rapportarsi alla musica, sono state confermate dai fatti. Mi piace il fatto che siano un gruppo vero, che non faccia niente per apparire figo e che tutta l'attenzione sia sulla musica, sulle canzoni.
Com’è stata presa da parte del gruppo l’idea di una sorta di biografia su di loro? Come sei riuscito a convincerli a darti tutto il materiale (foto, appunti, ritagli e quant’altro) che troviamo nelle pagine di “Un mondo del tutto indifferente”?
Questa non è una biografia, è una specie di strano saggio che cerca di raccontare i Verdena analizzando il loro ultimo album e al tempo stesso cerca di raccontare una storia: quella molto travagliata che ha portato alla nascita del disco, la sua lavorazione complicata segnata da momenti di profonda crisi e poi tutto quello che è venuto dopo. È stata dura convincerli, hanno cambiato idea mille volte e mentre cambiavano idea anche io ripensavo continuamente a quello che stavo facendo: l'editore avrebbe voluto un libro di analisi critica dei testi della loro carriera, ma non mi sembrava la strada giusta. Il gruppo era assolutamente contrario all'idea di una biografia tradizionale e neanche io ero troppo convinto: i Verdena sono al quinto album, ma sono ancora all'inizio del loro percorso. Hanno molto da dare e ancora parecchia gente da stupire. Non era questo il momento giusto per tirare le somme.
Se dovessi riassumere Wow in una manciata di canzoni, quali potrebbero essere i pezzi che meglio lo rappresentano?
Oddio, è veramente difficile. Io non ho il dono della sintesi, sono logorroico. Figurati se riesco a condensare in tre canzoni un disco di ventisette. Però posso dire le mie tre preferite del momento (anche se è parecchio che non lo ascolto, finito il libro ho iniziato una strana terapia di disintossicazione): Nuova Luce, Lei Disse, Canzone Ostinata.
Con chi tra Alberto, Luca e Roberta hai trovato particolari affinità?
Devo dire che mi sono trovato bene con tutti e tre. Alla fine siamo coetanei, abbiamo molta musica in comune (un nome su tutti: i Flaming Lips) e un rapporto di stretta confidenza con l'ansia. Loro sono molto timidi e anche io, pure se in modo diverso. È stato difficile riuscire a conquistare la loro fiducia e credo di esserci riuscito davvero solo a libro finito.
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Parlaci prima di tutto del titolo, il mondo dei Verdena è davvero “Un mondo del tutto differente”? E se sì, rispetto a cosa?
Il titolo è "colpa" loro, nel senso che si tratta solo del sottotitolo di uno dei brani di "WoW" (Lei Disse) che pure mi sembrava perfetto per riassumere l'anomalia che i Verdena rappresentano all'interno del mainstream italiano e non solo. Insomma, per citare Federico Buffa (uno che per me è meglio di Lester Bangs): "Quantità di fantasia usata? Poca". Luca, il batterista dei Verdena, voleva chiamarlo "L'iniziazione". L'editore non lo avrebbe mai permesso. Per un po' è stato "Solo un grande WOW", ma alla fine credo di avere fatto la scelta giusta.
Sei riuscito ad affrontare tutti i temi che ti eri proposto o ne hai dovuto tralasciare qualcuno per questioni di editing?
Delle cose che sono rimaste fuori ci sono, ma non per via dell'editing. Il libro ha avuto una fase preparatoria molto lunga, ma ho capito che direzione volevo prendere proprio mentre lo stavo scrivendo. Rispetto molto i Verdena e le scelte che li hanno portati a essere la band che sono, per cui ho provato a dare vita a un libro che somigliasse in tutto alla band. Anche se è scritto da me, che comunque sono un esterno e ho delle idee che non so quanto combaciano con quelle che il gruppo ha di sé. A lavorazione finita ho tagliato un intero capitolo, molto lungo, in cui parlavo di "Wow" partendo da dischi altrui che secondo me avevano molto a che fare con l'album dei Verdena. Ricordo che c'erano i Moby Grape, "Loveless", l'ultimo Deerhunter e altri. Sono contento di averlo tolto, comunque, sarebbe stato pleonastico.
Avevi già un’idea chiara o mentre scrivevi ti ha sorpreso qualche aspetto che non avevi per niente preso in considerazione?
Io non avevo rapporti personali con i Verdena prima di cominciare a lavorare al libro, per cui ero prontissimo e disponibile a lasciarmi stupire. Devo dire però che tutte le idee che mi ero fatto sul loro conto, sul modo di lavorare e rapportarsi alla musica, sono state confermate dai fatti. Mi piace il fatto che siano un gruppo vero, che non faccia niente per apparire figo e che tutta l'attenzione sia sulla musica, sulle canzoni.
Com’è stata presa da parte del gruppo l’idea di una sorta di biografia su di loro? Come sei riuscito a convincerli a darti tutto il materiale (foto, appunti, ritagli e quant’altro) che troviamo nelle pagine di “Un mondo del tutto indifferente”?
Questa non è una biografia, è una specie di strano saggio che cerca di raccontare i Verdena analizzando il loro ultimo album e al tempo stesso cerca di raccontare una storia: quella molto travagliata che ha portato alla nascita del disco, la sua lavorazione complicata segnata da momenti di profonda crisi e poi tutto quello che è venuto dopo. È stata dura convincerli, hanno cambiato idea mille volte e mentre cambiavano idea anche io ripensavo continuamente a quello che stavo facendo: l'editore avrebbe voluto un libro di analisi critica dei testi della loro carriera, ma non mi sembrava la strada giusta. Il gruppo era assolutamente contrario all'idea di una biografia tradizionale e neanche io ero troppo convinto: i Verdena sono al quinto album, ma sono ancora all'inizio del loro percorso. Hanno molto da dare e ancora parecchia gente da stupire. Non era questo il momento giusto per tirare le somme.
Se dovessi riassumere Wow in una manciata di canzoni, quali potrebbero essere i pezzi che meglio lo rappresentano?
Oddio, è veramente difficile. Io non ho il dono della sintesi, sono logorroico. Figurati se riesco a condensare in tre canzoni un disco di ventisette. Però posso dire le mie tre preferite del momento (anche se è parecchio che non lo ascolto, finito il libro ho iniziato una strana terapia di disintossicazione): Nuova Luce, Lei Disse, Canzone Ostinata.
Con chi tra Alberto, Luca e Roberta hai trovato particolari affinità?
Devo dire che mi sono trovato bene con tutti e tre. Alla fine siamo coetanei, abbiamo molta musica in comune (un nome su tutti: i Flaming Lips) e un rapporto di stretta confidenza con l'ansia. Loro sono molto timidi e anche io, pure se in modo diverso. È stato difficile riuscire a conquistare la loro fiducia e credo di esserci riuscito davvero solo a libro finito.
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