Uscito il dieci ottobre infine approda anch qui, They Know, il nuovo disco dei News For Lulu. Per questo lunedì abbiamo fatto quattro chiacchere con il gruppo per farci raccontare qualcosa di loro e dell'album.
Breve storia, amori, successi e domande esistenziali dei News for Lulu. Pronti via. Chi siete, da dove venite, dove andate?
Andrea Girelli (piano, tastiere): Ci siamo incontrati a Pavia nel 2003, città in cui studiavamo. Abbiamo sempre avuto le idee chiare su cosa ci piaceva, molto meno chiare su quello che avremmo voluto suonare. Così ci siamo lasciati guidare dall'istinto, scrivendo brani spesso nati da improvvisazioni in sala prove ma lavorando comunque tantissimo sugli arrangiamenti. I riferimenti a cui ci ispiravamo erano già all'epoca eterogenei, non c'era infatti solo il post-rock (che in realtà proprio in quegli anni stava esaurendo la sua spinta creativa) ma anche l'amore per il noise, l'elettronica, artisti come Flaming Lips e Brian Eno, tanto per citarne due. Volevamo essere pop, ma allo stesso tempo lasciare ampio spazio a parti strumentali senza privilegiare la voce sul resto. Dopo "Ten Little White Monsters", oltre alle varie collaborazioni e ai ridimensionamenti d'organico, ci siamo messi a studiare: non avevamo l'ambizione di scrivere un secondo album rivoluzionario, volevamo invece capire davvero come funziona la musica che ci piace, imitarla, impararne i "trucchi", per poi cercare di staccarci dai nostri modelli e creare qualcosa di personale. "They Know" è un atto d'amore verso le nostre passioni ma cerdo rappresenti anche uno snodo importante per la nostra maturità in quanto autori.
E il nome? Da dove esce fuori? Tutti fan di John zorn?
Emanuele Gatti (chitarre, cori): Abbiamo iniziato a chiamarci News for lulu intorno al 2003, facevamo tutti l’università. In quel periodo io ed Andrea eravamo affascinati dai lavori di Zorn e dal quel particolare approccio alla musica. Così mi è venuto in mente news for lulu che tra l'altro non ha nulla a che vedere con il tipo di band che siamo. L'unica cosa che ci accomuna a Zorn è l'amore per Morricone e per gli strumenti a fiato. Al di là dell'incredibile disco di Zorn, Lewis e Frisell ritengo sia molto bello il suono “lulu”, lo trovo molto sensuale.
Il fatto di fare parte di realtà musicali piuttosto diverse nei vostri progetti paralleli come ha arricchito il songwriting dei News for Lulu?
Nicola Crivelli (basso, cori): il suono di They know è molto più rappresentativo di tutte le nostre personalità rispetto al passato e l'impegno in altri progetti è stato sicuramente un fattore positivo: anzichè rubare tempo ha arricchito il nostro suono e ha permesso ad ognuno di noi di sviluppare maggiormente abilità che non possedevamo prima, penso al grosso lavoro che Emanuele ha fatto sulla sua voce e sul songwriting nel progetto Morning Telefilm, o alla capacità di arrangiare che Andrea e Umberto hanno acquisito lavorando con un gruppo totalmente differente come gli Ultraviolet makes me sick. Personalmente i miei passi in avanti si sono riverberati in entrambi i gruppi con cui suono, ma devo dire che l'attenzione che ho dedicato al canto negli ultimi anni con i Green like July, unita allo studio del basso, sono stati di grande aiuto durante la scrittura di They know.
Chiaramente tutto ciò si riflette anche sulle influenze, sul modo di suonare e credo che questo disco abbia radici musicali molto varie che sono il risultato di esperienze distanti tra di loro. Amiamo tantissimo divertirci a suonare cose diverse e poi cercare il fattore comune per rendere il tutto uniforme: è un processo dal quale non riusciamo mai a prescindere, ci piace molto lo scontro nel processo di scrittura e, anche se molto spesso diventa logorante, i risultati alla fine ci lasciano quasi sempre soddisfatti perché riflettono i desideri di ognuno di noi
Com'è venuto fuori They know? La gestazione è stata lunga e dolorosa? Cosa direste che vi ha influenzato musicalmente e non nella scrittura dell'album?
Matteo Baldrighi (batteria, percussioni): They Know ha richiesto un periodo piuttosto lungo tra composizione e registrazione dei pezzi. Non è stato un disco scritto di getto, anzi, ha vissuto diversi episodi che ne hanno inevitabilmente influenzato la stesura. Penso a brani come Some Refused, che abbiamo sviluppato in maniera abbastanza naturale e istintiva (per i nostri canoni), mentre per altri la faccenda è stata più complessa, specie per trovare un arrangiamento che ci convincesse pienamente (My home is my head). La scelta, poi, di inserire una sezione di fiati è stata un esperimento del tutto nuovo, ma che ci ha reso molto soddisfatti del risultato ottenuto e che ha cambiato drasticamente il mood dei brani.
Le influenze sono state molteplici, anche perché durante un periodo cosi lungo ci siamo davvero sbizzarriti negli ascolti. Abbiamo attraversato diverse "fasi" musicali che sono emerse anche durante la composizione e la registrazione del disco: posso citarti la Motown, le produzioni Impulse, il blues, il rock americano, etc. Se invece vuoi dei nomi concreti: Sam Cooke, Chet Baker, Flaming Lips, Grizzly Bear, Charles Mingus, Beatles, Rolling Stones, Bon Iver, Fleet Foxes, John Coltrane, Pixies, Marvin Gaye.
C'è un tema centrale in They know?
Umberto Provenzani (voce principale, chitarre): forse non è un vero e proprio tema, ma sicuramente c'è una sensazione comune, un'inquietudine che attraversa il disco per intero, forse perchè ho scritto la maggior parte dei testi di questo disco durante un tirocinio durato un mese, nel South Essex, in un'ospedale psichiatrico. La preoccupazione che loro lo sappiano, vera e propria ossessione per alcune persone, è comunque un problema che interessa tutti. Ognuno ha dei segreti che vuole solo per sè.
Senza una volontà o una direzione decisa a tavolino, le parole che ho usato per They Know sono spesso finite col descrivere delle scene private (a volte mie personali, ma non necessariamente) in cui risulta evidente il desiderio di difendere dalle altre persone un segreto spiacevole, difficile da capire, doloroso, ignobile, oppure splendido e accecante, a seconda dei casi.
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