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domenica 30 dicembre 2012

How Do You DIY? // Compleanni di Dicembre: Creative Commons e Bad Panda Records

Bad Panda Records è una netlabel incentrata su contenuti digitali rilasciati sotto licenza creative commons. Partendo da un appuntamento settimanale con un mp3 rilasciato ogni lunedì sono arrivati questa settimana alla loro 173esima release, hanno all'attivo due produzioni fisiche di artisti italiani in cui hanno creduto fermamente e che hanno promosso indipendentemente incontrando il favore della critica italiana ma anche di quella internazionale. In questo decimo anno di vita delle licenze creative commons e terzo anno di attività della label abbiamo raggiunto via mail Claudio Gallo, padre di questa meravigliosa idea/etichetta (nonchè partecipe di altre meraviglie della natura come Streomood).


Ciao Claudio, partiamo dagli albori, come ti sei avvicinato al mondo del Creative Commons e come nasce l'idea di fondare una label incentrata solo su materiale in libera condivisione?
L'idea alla base della label (una release alla settimana) nasce un pò come esperimento, cercando di immaginare cosa potesse essere una etichetta nata nel 2010. Come qualsiasi amante di musica, l'entusiasmo di condividere musica amata non manca. L'etichetta è stata costruita senza alcun aiuto economico, solo grazie all'aiuto di strumenti disponibili su internet. Il primo contatto con Creative Commons è stato probabilmente con il film RIP - A Remix Manifesto, poi approfonditi con i libri di Lessig e con un incontro con Joi Ito alla Camera dei Deputati. Senza Creative Commons tutto ciò non sarebbe stato possibile, un'organizzazione che sta cercando di attualizzare e risolvere le problematiche di un mondo digitalizzato. Un solo esempio della follia del classico copyright è quella relativa all'illegalità di cantare Happy birthday to you in un locale pubblico, a questo proposito Free Music Archive ha lanciato proprio in questi giorni un contest a riguardo. Infine tre risorse interessanti per chi ha tempo ed è incuriosito dal tema: RiP: A Remix Manifesto / Lawrence Lessig: Re-examining the remix / Larry Lessig: Laws that choke creativity


Da chi altro è composta la Bad Panda Records? So che siete un poco sparsi per il mondo, come ci si organizza e come ci si divide il lavoro a chilometri di distanza?
Ad oggi, c'è solamente mia cugina che vivendo a Palo Alto dà una mano con delle spedizioni oltre oceano (i costi di spedizione di un vinile dall'Italia agli USA sono di 14euro, più del prezzo del vinile) e che devo ringraziare per la grande pazienza. Nei primi tempi qualche amico ha aiutato a disegnare lo stencil, ad ascoltare i demo, etc


Le Creative Commons nascevano nle 2002 e nonostante a livello internazionale ci siano anche artisti di spessore che hanno deciso di intraprendere questa strada per la distribuzione della propria musica in Italia la situazione è ben diversa. Come reputi i progressi fatti in Italia in questi dieci anni di CC?
In realtà l’Italia si colloca al terzo posto per numero di licenze adottate CC mondialmente. Purtroppo la cattiva informazione e qualche diverso interesse, fanno sì che le licenze CC vengano erroneamente percepite come una "serie B del copyright" quando invece nè si sostituiscono ad un modello di copyright nè considererei di serie B artisti come David Byrne, Gilberto Gil, Cornelius, Matmos, Beastie Boys che in passato ha rilasciato brani in CC.


Come ha celebrato la Bad Panda Records il compleanno delle licenze CC? Quando cade il compleanno della Label e che progetti futuri ci sono nel cassetto?
Bad Panda è stata molto felice di essere invitata e partecipare alla festa con un'intervista e rimcambiando con un mix. Il terzo compleanno dell'etichetta è stato festeggiato in silenzio all'inizio del dicembre scorso, mentre per ora i progetti futuri rimangono segreti :-)

Bad Panda RecordsBig cartel
SoundcloudBandcamp

domenica 23 dicembre 2012

How Do You DIY? // Megaphone's XMas Nightmare

Questa Domenica How Do You DIY? si occupa di una peculiare release pubblicata proprio oggi, ecco a voi la Megaphone's XMas Nightmare compilation, il progetto della Megaphone Records e di 51Beats per salvarsi dallo shopping natalizio e sapere cosa regalare in questo paganissima festa del solstizio. 


Tutta parte da un video-remix del sorprendente classico The Skeleton Dance di Walt Disney, pubblicato nel 1929 ad inaugurare la lunga serie di cortometraggi Disney intitolata Silly Symphonies, durata poi dieci anni in cui vennero pubblicati 75 shorts. Ma non è finita qui, questa pregevole pubblicazione, infatti, si basa sostanzialmente sul remix a tutto tondo e, oltre al video realizzato da Imperat, collaboratore di vecchia data della label e ottimo video-maker, ci sono otto ottimi remixes musicali di artisti e band legate a doppio filo al collettivo friulano e alla 51beats, label milanese indipendente di musica elettronica in Creative Commons. Senza ulteriori indugi ecco qui sotto la playlist con gli otto audio-video remixes!


Ma non di soli video è fatta la Megaphone's XMas Nightmare, dal bandcamp dell'etichetta potete scaricare le otto tracce e danzare come matti, anzi come scheletri, nell'attesa della release della musicassetta artiginalmente prodotta, registrata e magistralmente assemblata nei giorni prima di natale come nella migliore tradizione megafoniana. La data per la release fisica di questa compilation danzereccia è fissata al 28 Dicembre, con tanto di release party al PNBox di Pordenone.


Megaphone's Xmas Nightmare
2012
Megaphone Records / 51Beats

Tracklist:
1. The Storylines - Sp1 (Cani Giganti remix)
2. Videodreams - Maybe I (Plasman remix)
3. Angela Aux - Float downstream (Gollywop remix)
4. Threatcon Charlie - Forget the lines (Edporth remix)
5. Jackeyed - Out of season (Couarehere remix)
6. Little fat baby - With your eyes closed, open your eyes (Crabnebula remix)
7. Top banana - Autumn's plan (The swindler beat remix)
8. Arnoux feat. Steve Nardini - Firebombs (Micro remix)


La musicassetta è stata prodotta in una edizione limitata a 100 esemplari dove ogni singola copia é stata duplicata in alta qualità con un registratore Nakamichi ZX-9 e quindi assemblata una ad una nei cantieri Megaphone. Il packaging prestigioso é impreziosito dalle illustrazioni del talentuoso Emiliano Zambon, il cui lavoro rende la cover di questa compilation un oggetto del desiderio, guardare per credere.


Chiudo questo post con un riassunto veloce, scaricate, ballate e regalate musicassette come se piovesse. Potete scaricare gratuitamente la compilation dal bandcamp della Megaphone da questa mattina, mentre per la bellissima musicassetta con artwork artigianale dovrete attendere la presentazione ufficiale al release party del 28 Dicembre al PNBox di Pordenone dove si esibiranno Sonambient, Plasman e Robidat. Vi lascio qualche link e ciao.

Evento FBTW
SoundcloudBandcamp

domenica 16 dicembre 2012

How Do You DIY? // I Brain in Vain esplorano Jamendo

Anche questa domenica torniamo a parlare di Creative Commons con i bolognesi Brain in Vain che ci raccontano la loro esperienza di distribuzione musicale fai-da-te. In particolare ci siamo fatti spiegare i pro e i contro del ricchissimo e versatile portale Jamendo. Buona lettura!
Come si sono approcciati i Brain in Vain alla distribuzione della propria musica? Perchè non iscriversi alla SIAE e perchè non vendere gli mp3 su portali come iTunes? Quali sono secondo voi i benefici che creano ai musicisti questi percorsi alternativi e più liberi?
Banalmente: siamo passati attraverso una prima fase abbastanza classica in cui abbiamo proposto il progetto Brain in Vain a un paio di produzioni con cui ci sarebbe piaciuto lavorare ma per motivi vari questi progetti non sono andati in porto. La prospettiva di molestare una moltitudine di etichette più o meno conosciute fingendo di voler fortemente lavorare con loro non ci attraeva particolarmente e quindi abbiamo cercato altre strade. L'alternativa è stata ripensare il rapporto gruppo / mondo esterno in maniera minimale e funzionale alle nostre esigenze e da qui, anche con il coinvolgimento dei Morse Code, è nato il progetto Monster Records che non a caso ha preso a prestito dai Desperate Bicycles l'adagio "cut it, press it, distribute it / xerox music is here at last".


Provando a tenere la questione in termini semplici le nostre produzioni si fondano su tre pilastri: 1. I live, dove abbiamo un accordo commerciale diretto con chi ci fa suonare ed è l'unico introito reale per rientrare dalle spese di produzione, se mai ci si riesce. 2. Gli album prodotti e stampati su supporto fisico, dove il fan vuole un feticcio (io in genere lo voglio) e noi glielo diamo in una edizione limitata con confezione cartonata & timbrata, il tutto ad un costo strettamente legato alla produzione dell'oggetto. 3. Le registrazioni eteree (mp3, ogg, flac, wav) che per ascolto privato si possono scaricare e se ti gustano si possono pure ridistribuire agli amici, è una cosa che a noi fa piacere e che tanto la facciamo tutti comunque.


In questo contesto la SIAE è utile come una forchetta col brodo, e le licenze creative commons (che compiono dieci anni in questo periodo, auguri) ci sembravano ben adattarsi al DIY di postpunkiana memoria. Tutte queste sono semplicemente una serie di scelte personali (distribuzione gratuita, licenze creative commons, etichetta no-funding) non necessariamente concatenate fra loro, diciamo che l'assenza di mercato stimola la creatività in questo senso, anche a livelli più alti c'è chi azzarda approcci diversi (Jonathan Coulton con le creative commons, Evangelista o Amanda Palmer con Kickstarter).


Jamendo è la piattaforma che avete deciso di utilizzare per la distribuzione online, guidateci passo passo nelle modalità di iscrizione e personalizzazione del portale. Quali sono i pro e i contro che avete rilevato?
Pur utilizzando svariate piattaforme che prevedono quel tipo di licenza (Bandcamp, Soundcloud) Jamendo è una delle poche che prova a proporre un business model alternativo alla SIAE affiancando alla piattaforma un sistema di remunerazione per usi commerciali che a fronte di zero introiti prevede zero costi. Le modalità di iscrizione prevedono una prima registrazione di un utente (persona fisica), che può gestire uno o più artisti che si creano contestualmente all'upload di una traccia o di un album. I brani passano un breve periodo di moderazione (devono essere approvati) e poi diventano disponibili sulla piattaforma. Il tutto in un contorno più o meno social in cui è possibile creare un blog legato all'artista, ricevere recensioni da altri utenti (o lasciarle), inserire un widget web Jamendo in un altro sito, eccetera.

  Royalty-free music for professional licensing

Alla voce "Pregi" annovererei sicuramente la possibilità di download dei brani in formati lossless, il monitoraggio preciso degli ascolti online e degli scaricamenti e la parte di gestione del diritto d'autore, anche se forse quello che Jamendo ha in più sui contenuti lo paga con un'interfaccia meno immediata e accattivante di un Bandcamp o di un Soundcloud. Sui "Contro" diciamo che la fame di fama genera mostri, con artisti registrati SIAE che si propongono anche su Jamendo vanificando buona parte degli sforzi del progetto, infine il sistema delle recensioni si presta a scambi di favori che lasciano un po' il tempo che trovano.


Jamendo abbina le licenze Creative Commons alla possibilità per i privati di comprare licenze commerciali, pensate di utilizzare questo servizio? Come funziona e quali opzioni ci sono? è un'alternativa efficace secondo voi?
Per quel che ci riguarda, passata una prima fase di uso bovino del mezzo (ovvero mera registrazione di account e pubblicazione degli album dei Brain in Vain sotto Creative Commons) abbiamo prodotto le varie certificazioni per passare ad una versione "Pro" dell'account del gruppo, che in sostanza è un mandato (rescindibile) a Jamendo per la commercializzazione della musica a fini commerciali come musica di sottofondo per esercizi commerciali, uso per colonne sonore o jingle pubblicità, eccetera. Gli introiti vengono divisi al 50% con l'artista ad esempio via conto paypal o simili.


Forse il progetto più interessante è il loro circuito di distribuzione di musica d'ambiente, in cui la trasmissione in streaming prevede la ripartizione della cifra pagata dal locale sull'effettiva selezione musicale trasmessa. Ribadisco che è tutto in alternativa alla gestione SIEA dei diritti d'autore, il presupposto è che né i singoli componenti del gruppo né la musica del gruppo sia registrata ad altri enti simili. Noi l'abbiamo fatto più che altro come atto simbolico perché ci piaceva l'idea, in Italia siamo ad una fase zero in cui l'esistenza di un'alternativa è già di per sè fatto positivo, chi ci investe (penso a Subcava Sonora) lo fa in maniera pionieristica e non perché sia particolarmente remunerativo, nella speranza un giorno di tenere i nipotini sulle ginocchia raccontando di antiche leggende su malvagi bordereau cartacei.

Brain in Vain - Spiritual But Profane
Jamendo PRO

domenica 9 dicembre 2012

How Do You DIY? // Il CopyLeft secondo Subcava Sonora

Torna la rubrica domenicale dedicata al Do It Yourself con una breve ma intensa intervista a Subcava Sonora, realtà partenopea specializzata nella gestione della musica in Copyleft e delle licenze Creative Commons. Etichetta e agenzia di management musicale, Subcava Sonora si è sempre impegnata in progetti di altissima qualità a partire dai Sula Ventrebianco fino ai Nouer passando per i nostri carissimi Mary in June.


Partiamo dagli albori, quando e come nasce Subcava Sonora? Anche chi non conosce il vostro operato, navigando nel sito, capisce subito che siete ben più di una semplice etichetta, di quali altri aspetti vi occupate?
Ciao a te e saluti ai lettori di The Breakfast Jumpers! Abbiamo iniziato la nostra esperienza due anni e mezzo fa, mettendo in gioco esperienze pluriennali nel campo musicale, giuridico e dell'organizzazione di eventi. Con il tempo abbiamo tirato su un'ufficio stampa interno, che oggi funziona in maniera efficientissima, e ci siamo occupati di costruire un' agenzia che fosse trasversale nel campo della comunicazione, capace di rivolgersi alla stampa classica ma improntata ad una liquidità comunicativa tipica del web.


Love Revolution, dei Nouer è una delle ultime produzioni Subcava Sonora

Questo è l'aspetto che personalmente mi stimola di più, quello del linguaggio e della capacità di diffusione non invasiva tipica del brand marketing moderno. Non amiamo i miti che si costruiscono intorno a chi crea arte, per questo dobbiamo compiere ogni volta un lavoro enorme per cucire addosso abiti funzionali capaci di far veicolare un messaggio compatibile con ciò che l'artista vuole rappresentare.

Ferirsi, il magnifico esordio dei Mary in June è stato realizzato 
con la collaborazione di Subcava Sonora

All'interno di questa esperienza in che maniera si è evoluto il vostro interesse e il vostro impegno nei confronti del CopyLeft e delle strade alternative del diritto d'autore? Quali sono stati i primi passi nell'organizzare attività ed eventi in questa direzione? Come fa un locale a non pagare la SIAE per l'esibizione di artisti non registrati?
Siamo nati come etichetta in copyleft perchè abbiamo preso cognizione del cambiamento strutturale della circolazione musicale, svincolata oramai per larghi tratti dalla discografia classica ed alimentata attraverso forme di diffusione molto più immediate, non consone al copyright che prevede autorizzazioni, burocrazie e costi inutili. Abbiamo avuto la fortuna di riscuotere un discreto successo con il lavoro operato con le nostre band, ed è capitato, per i locali non "succubi" del terrore SIAE, che venisse compreso, ed attuato, lo svincolo dalla società autori ed editori. E' accaduto l'anno scorso in vari club campani, dove è stato sufficiente presentare un autocertificazione di non iscrizione alla Siae per passare indenni, e senza multe, i controlli degli ispettori. Non iscriversi alla SIAE significa non fornire loro la delega per riscuotere il diritto d'autore: questo svincola gli autori, ed è uno strumento efficace per contrattare, nel risparmio che ne deriva, chachet migliori. Una monetizzazione, per così dire, "immediata" del diritto d'autore. Il nostro ramo giuridico fornisce anche questi servizi, non solo per i musicisti, ma anche per i locali, con i quali possono essere fatti accordi commerciali che permettono enormi risparmi.


Chiudiamo con qualche parola sul festival Denz In Da Ghetto, primo festival Italiano all'insegna del Copyleft da voi curato svoltosi l'anno scorso a Napoli. Chi avete invitato e come avete radunato tanti musicisti, writer, breaker, attori e performer per questo tipo di evento? Su che risorse potevate fare affidamento per una rassegna di questo tipo?
Il Denz In Da Ghetto ha voluto rappresentare una piattaforma multiespressiva che facesse interagire artisti con linguaggi diversi, ma accomunati dalla mancanza di timore verso il fatto che le loro opere fossero "usate", nei limiti delle licenze stesse, per fini creativi e non di lucro.



Da lì sono nate splendide collaborazioni, penso a quelle con Domenico Dom Barra o Totore Nilo, con i quali, in forme diverse, siamo riusciti a portare avanti splendide iniziative artistiche. Oppure a quelle con i Mary in June, che hanno girato, con la colonna sonora del docufestival, un videoclip toccante con Ennio Fantastichini. O ancora a quelle con i Coffe Bits, crew video con la quale abbiamo avuto modo di collaborare successivamente al Teatro Valle Occupato di Roma. Un'esperienza davvero straordinaria, che ha innescato un "butterfly effect" che ancora oggi crea spunti fondamentali.



Il Festival è servito anche ad accendere un faro su una struttura meravigliosa ma abbandonata, il Polifunzionale di Soccavo, simbolo degli sprechi e della cattiva gestione della nostra politica locale. I fondi? Il comune ci ha fornito il palco, il resto è toccato alle nostre tasche. La Siae, fortunatamente, l'abbiamo risparmiata.

Qui trovate tutte le produzioni di Subcava Sonora:
Sula Ventrebianco - Cosa?Borderline - Bere Fuoco
La Bestia Carenne - PonteNouer - Love Revolution

domenica 25 novembre 2012

How Do You DIY? // Takin' Google Play Music out for a spin

Oggi era il mio giorno libero e, come vuole l'infallibile Legge di Murphy, mi sono svegliato con la febbre e un'emicrania tremenda. Per sopravvivere alla noia ho deciso di avvolgermi come un burrito nelle coperte e provare Google Play Music. Tra i vari servizi di cloud storage di musica attesi in italia e nel mondo come Spotify e Mega, Google ha tagliato per primo il traguardo questo 13 Novembre. Viene subito aggiornato lo store di Google Play con la nuova sezione Music ma solo il 19 Novembre entra in vigore l'accordo firmato con Armonia, lo sportello unico per il licensing pan-europeo voluto dall'impero SIAE e dai suoi equivalenti francese e spagnolo, rispettivamente SACEM e SGAE che permette la distribuzione contemporanea in 35 paesi del vecchio continente. Inghilterra e Germania, che hanno sistemi di raccolta delle royalties avanti di qualche secolo, non si sono volute mescolare alla plebaglia. In ogni caso con questo accordo Google si è assicurato 5,5 milioni di brani nel catalogo europeo, non sono un granchè se pensiamo che iTunes ne offre 28 milioni in tutto il mondo ma sono di certo un buon inizio. Soprattutto considerando che i prezzi degli album su Play Music sono mediamente più bassi di 2-3 €.


Lasciate che vi illustri come, strafatto di Oki, ho mosso i primi passi su questa nuova piattaforma. In primis per usare Google Play Music è richiesta l'attivazione di Google Wallet, un profilo a cui dovete associare un carta di debito o di credito per i successivi eventuali acquisti fatti sul portale. Questo passaggio serve soprattutto per verificare il vostro paese di appartenenza, il servizio è completamente gratuito e nessuno vi costringe a comprare nulla. Il passo successivo è la sincronizzazione della vostra libreria. Vi viene richiesto di scaricare Music Manager e indicargli dove in che cartella si trova la vostra musica, il programma provvederà a cercare le corrispondenze nel sopracitato catalogo di mp3 e ad effettuare l'upload in background per il resto della vostra musica. Ho indicato la posizione di 60 canzoni contenute in 8 album e di queste Music Manager ha subito riconosciuto il recentissimo Sun della mia amata Cat Power e lo ha visualizzato istantaneamente mentre Morning View degli Incubus, risalente ad una decina di anni fa, lo ha dovuto uploadare. Il tempo totale di questo test upload con Fastweb è stato di circa due ore per 50 canzoni. Un rapido calcolo mi suggerisce di fare un'accurata selezione dei dischi da sincronizzare se non voglio passare le prossime due settimane a completare l'operazione.


La libreria a questo punto è pronta e si sincronizza istantaneamente su ogni dispositivo collegato, è sufficiente installare l'app Play Music sul mio Galaxy e posso ascoltare subito la musica che ho caricato dal pc. Con buona pace della batteria che defunge di lì a breve. Google pone un ampio limite di storaggio oltre il quali non è possibile andare, neppure pagando. Ventimila tracce non sono certo poche ed è in ogni caso un punto a favore considerando che tutti i servizi concorrenti sono a pagamento. Per darvi un'idea iTunes Match di Apple richiede una subscription di 25€ all'anno per 25.000 tracce, Amazon Cloud Player 25€ all'anno per 250.000 tracce e Xbox Music Pass di Microsoft costa 10 dollari al mese o 100 all'anno. Beccate 'sta democrazia.


Se sei un musicista inoltre puoi rivendicare o creare la tua pagina dall'Artist Hub. Questo servizio aggiuntivo permette di inserire in una pagina la biografia, foto, link e di vendere tutta la musica di cui possiedi i diritti di autore e di distribuzione. La pagina visualizzata nel Music Store sarà quindi da te controllata e potrai decidere i prezzi di vendita dei tuoi album e delle tue tracce e attivare sconti e promozioni limitate nel tempo. Non si paga altro che la quota di iscrizione di 25$ dopo di che potrete caricare album e canzoni illimitate, aggiungere copertine agli album, impostare prezzi e preferenze di condivisione ogni volta che volete.


Concludiamo con una carrellata dei numerosi e mostruosi difetti di questo servizio. Here we go. Le canzoni si possono condividere solo tramite Google+ (e potrei anche fermarmi a questo punto della frase) e vengono condivise sotto forma di video di YouTube, quando si clicca il pulsantino apposito ci vengono proposti i primi tre risultati della ricerca, se la canzone non c'è sono affari tuoi. Non c'è maniera di filtrare le tanto promesse canzoni gratuite dal catalogo, chissà dove sono. Lo store ha soltanto promo di 30 secondi (ma dove siamo, nel Medioevo?). La vostra libreria e lo store si aprono in due finestre differenti, come conseguenza i due player non si riconoscono e non si salutano come due player civili ed educati e il risultato è un orrido accavallamento. Lo store non ti avverte se stai comprando un album che hai già in libreria. Non è presente la meravigliosa funzione usata già da bandcamp e poi introdotta anche su youtube che permette di non interrompere il flusso della canzone aprendo un link che rimanda all'album o allo stesso video in un'altra pagina... E la lista va avanti.

Per concludere ecco una bella infografica sull'utilizzo comparato 
dei social network, a chi non piacciono le infografiche?

domenica 18 novembre 2012

How Do You DIY? // Carpentry of the Universe

Questa domenica ci facciamo raccontare dagli Architecture of the Universe la loro esperienza di Do It Yourself, il nuovo meraviglioso Ep ha infatti una veste fisica assolutamente originale in legno serigrafato. Ecco qui sotto svelati tutti i misteri della produzione.

Saltiamo a piè pari nell'intervista. Come il precedente anche il nuovo ep degli Architecture of the Universe ha una veste fisica molto particolare, come è nata l'idea di dare una costodia legnosa al vostro cd?
Tutto è partito dall'ideazione del vecchio ep, realizzato in cartoncino appositamente piegato: da chiuso risulta essere un case simile come formato a quello che alloggia i dvd, da aperto forma il metatron's cube, simbolo del gruppo. Siamo rimasti molto soddisfatti da questo primo packaging, tant'è che per il secondo ep abbiamo voluto tentare qualcosa di più ardito. Avendo diretto accesso a un laboratorio artigianale e una buona dimestichezza con il legno la scelta del packaging c'è sembrata piuttosto naturale, il primo prototipo è stato addirittura realizzato quasi un anno prima dall'uscita del disco quindi l'idea era in ballo da diverso tempo.


Guidateci nella produzione di una copia de "Il grande freddo". Quali parti fate effettivamente da soli? Quanto ci si impiega ad assemblare un disco?
Il packaging è stato ideato, disegnato e realizzato interamente da noi, l'unica cosa che non realizziamo personalmente sono le stampe della copertina e del retro. La struttura è a sandwich in tre strati di faggio da 3 mm. La parte superiore dove è stampata la copertina è ruotabile di 360° grazie a un rivetto messo in alto a sinistra che fa sia da perno che da "aggancio": questo consente di tenere fermo il cd nell'alloggio quanto è chiuso in maniera piuttosto salda, e allo stesso tempo di avere una apertura abbastanza semplice per l'accesso al cd. Nello strato centrale è stata intagliata la forma del cd di modo che una volta incollato allo strato inferiore si crei una sede interna per l'alloggio di quest'ultimo.


Per prima cosa abbiamo tagliato tre quadrati di faggio quindi grazie a una fresatrice a mano con un anello a copiare (macchinario che consente di replicare forme seguendo una dima, ovvero un qualsiasi tipo di supporto precedentemente realizzato con la forma che si vuole creare) viene tagliato via dalla strato centrale un tondo delle dimensioni del cd, più una linguetta per renderne più semplice l'estrazione. Sullo strato superiore e inferiore non viene fatto nessun tipo di lavorazione. Dopo qualche pomeriggio passato a levigare tutti e tre gli strati si può finalmente portarli a stampare. Abbiamo trovato, ancora non so come, un negozietto con un macchinario apposito per stampare su legno in maniera analoga a come si fa sulla carta. La stampa non è solo superficiale ma penetra nei pori del legno rendendola abbastanza resistente ai graffi, questo ci ha consentito di poter lasciare i cd grezzi senza alcun tipo di finitura e protettivo. Nel frattempo che vengono stampate le grafiche, con un trapano a colonna e una fresa a tazza vengono tagliati tanti piccoli tondini della dimensione dei fori centrali dei cd, questi andranno poi incollati nel centro della parete interna per evitare che una volta messo il cd dentro non scorrazzi liberamente a giro. La cosa "simpatica" è che non esiste una fresa a tazza con un diametro interno uguale a quello che ci serviva, ne abbiamo dovuta prendere una che sfornava tondini più grossi e successivamente levigarli a mano per portarli a dimensioni. Molto divertente.


A questo punto dovremmo avere il tondino nel mezzo pronto e i nostri tre pezzi di legno finiti e levigati, due stampati con copertina e retro e quello centrale con la forma del cd in negativo. Non resta che incollarli. Per farlo, dopo numerose prove purtroppo (dico purtroppo dato che costa più dell'oro) abbiamo ripiegato sul super attack. L'ideale sarebbe stato usare una colla vinilica o qualcosa di analogo che avrebbe incollato i pezzi in maniera sicuramente più uniforme ma anche le varie tipologie a presa rapida avrebbero richiesto una pressa di qualche tipo per mantenere i pezzi in posizione durante l'incoraggio. Una volta incollato lo strato nel mezzo e il tondino allo strato inferiore non resta che, stando attenti a far combaciare il tutto, fare un foro in alto a sinistra per il rivetto e ancorarlo con una rivelatrice. Successivamente le custodie finite vengono rifilate sui bordi con una sega circolare per renderle omogenee dato che durante l'incollaggio non è semplice posizionarle perfettamente.


La dimensione DIY dell'oggetto fisico fa la differenza? La gente è più invogliata a comprarlo o pensate che avrebbero comprato i vostri dischi comunque, anche fosse stato in un jewel case? Il free donwload come si inserisce in questa equazione?
Siamo convinti che in questa era dominata dal digitale un packaging curato sia un'arma vincente per ridare vita e valore a un supporto ormai un pò fuori moda come il cd. La gente, abituata ormai agli mp3 scaricabili on line nel momento in cui compra un supporto fisico cerca qualcosa in più molte volte rispetto alla sola musica, un oggetto... Anche per questo sta tornando molto in voga il vinile. Il fatto che il tutto sia realizzato a mano dai componenti del gruppo dà a nostro parere un ulteriore valore aggiunto al supporto. Per scelta la nostra musica è gratis ed è stato possibile scaricarla gratuitamente fin da subit, appena uscito il cd, anche per questo è fondamentale cercare di offrire con il supporto fisico qualcosa di più, di diverso e di particolare. Non sono poi così sicuro che tutte le persone che ci hanno comprato un cd lo avrebbero comunque preso se fosse stato in un jewel case!

Recensione ▼ FBBandcamp

domenica 11 novembre 2012

How Do You DIY? // Tequila Funk (Alternative) Experience

Questa domenica parliamo di "Do It Yourself" con i Tequila Funk Experience che per il loro disco d'esordio trovato una soluzione piuttosto originale. Quali sono le vie alternative alla SIAE per la tutela del proprio repertorio? Come si può commercializzare un disco senza apporre il bollino? Chi ha rimesso in frigo il cartone vuoto del latte? A queste e ad altre domande ancestrali troverete risposta leggendo questo articolo. Per chi è abituato ai fumetti ho messo delle belle foto.

Come nasce nei Tequila Funk Experience l'esigenza e la voglia di far da soli? Quale è stato il vostro approccio al DIY?
Siamo grandi amanti del fare e, grazie a un ego non indifferente, ci proponiamo come miccia per far esplodere la creatività in progetti che ruotino attorno alla nostra musica. Ascoltando il disco in anteprima, Lucio Cavallari, amico e illustratore di Modena, ha realizzato un'illustrazione raffigurante Dafne che si tramuta in albero per il nostro merchandising. Inoltre grazie all'esperienza acquisita con Cogito Ergo Summer, ha utilizzato la stampa litografica manuale per la realizzazione delle prime 50 t-shirt (andate a ruba). Allo stesso modo il gruppo di architetti ferraresi "Basso Profilo" si è occupato dell'allestimento del locale dove abbiamo presentato il disco il 21 marzo scorso ricreando una primavera di origami sospesi: una foresta di farfalle, conigli, rane e gabbiani.
Non potevamo essere da meno perciò, dopo aver autoprodotto la registrazione e organizzato la presentazione, siamo passati operativamente alla cura di ogni particolare del packaging. Dopo varie ricerche e prove abbiamo scelto la carta riciclata stampata a mano tramite timbri dietro saggio consiglio di Lucio che aveva utilizzato una tecnica simile per le magliette.Tutta la produzione è stata effettuata cercando di ridurre al minimo l'impatto sull'ambiente al quale, per suoni e radici siamo molto legati. Le magliette sono state stampate con inchiostri ad acqua e nei leaflet abbiamo utilizzato esclusivamente il colore nero in quanto negli inchiostri colorati vi è un tasso maggiore di agenti inquinanti. Il leaflet è stato ciclostilato in una tipografia della nostra città mentre il packaging è stato timbrato manualmente. Ogni singolo CD è unico perchè numerato in modo sequenziale e con una grafica differente in base alla serie di appartenenza (1-99, 100-199...).


Eppure il cd non è il supporto principale da voi scelto, anzi si può dire che, con il QR code presente nel leaflet, avete scelto di non avere un supporto. Come siete arrivati alla soluzione di sottrarre il cd dall'equazione packaging?
Il QR code è venuto da sè, nonostante grandi amanti del supporto fisico ci siamo resi conto che la fruizione della musica è cambiata completamente perciò abbiamo deciso di proporre un prodotto leggermente diverso dal solito CD. Effettuando la scansione del QR code parte automaticamente la riproduzione del nostro album in streaming da SoundCloud. Collezioniamo le email di ogni persona che acquista il packaging e nel giro di 48 ore inviamo tramite i email tutti i brani di Tequila Funk Experience. Inoltre per gli irriducibili del CD abbiamo sempre pronta una serie di supporti masterizzati che però evitiamo di proporre come prima scelta. Come dicono gli Skiantos largo all'avanguardia :)  Grazie a tutta questa esperienza abbiamo scoperto quanto la produzione manuale sia un aspetto inscindibile dalla musica che facciamo e dal rispetto per la natura. Abbracciamo decisamente il DIY e come esso impone abbiamo evitato di seguire i canali tradizionali di tutela dei diritti d'autore.


La SIAE, tra le altre cose, impone una tassa alla distrubuzione di supporti fisici (il bollino), se su questo e su altri livelli di tutela non è stata coinvolta in che maniera vi siete tutelati?
La Siae e le norme di diritto in materia, per quanto fossero all'avanguardia quando sono entrate in vigore nel dopoguerra, al giorno d'oggi non hanno recepito le mutevoli esigenze sopravvenute nella società odierna, anche alla luce delle nuove tecnologie informatiche. Pertanto non abbiamo ritenuto giusto affidarci a tali obsoleti e onerosi meccanismi di tutela in quanto esistono delle alternative
Per la tutela dei pezzi abbiamo optato per la cosiddetta “marcatura temporale” e le ragioni che ci hanno spinto a scegliere questo sistema rispetto alle opzioni offerte dalla SIAE o dalle licenze Creative Commons e alla SIAE, sono chiare.La marcatura temporale assolve perfettamente a tutte le esigenze in merito, essendo una procedura semplice, economica e veloce. Si tratta di un certificato memorizzato su un server, associato a un determinato documento informatico, come le tracce .wav del nostro disco, e contenente l'indicazione giuridicamente opponibile e certa della data e dell’ora in cui il documento (l’album) è stato registrato. Con pochi euro (il servizio costa pochissimo ed è disponibile su vari siti tra cui: https://www.primoautore.it), abbiamo “messo in cassaforte” i brani di cui volevamo tutelare il diritto di autore e i diritti connessi.


E’ ovvia la convenienza rispetto alla procedura prevista dalla SIAE, che per tutelare la paternità di un'opera, impone registrazioni, tempi e costi di gran lunga superiori rispetto a quelli appena descritti. Ma anche rispetto alla licenza Creative Commons la marcatura temporale può risultare conveniente perchè, seppur completamente gratuita, necessita una migliore conoscenza delle regole che la disciplinano, il che potrebbe esser problematico per un “non addetto ai lavori” o per chi non ha troppo tempo da dedicarvi. Nonostante ciò nella tutela dei diritti Creative Commons e Marcatura temporale sono ugualmente valide, la differenza sostanziale sta nellutilizzazione economica di tali diritti. Se la marcatura temporale individua nel tempo la registrazione dell’opera e permette anche un utilizzo commerciale, le licenze Creative Commons sono invece pensate per la maggiore diffusione possibile di opere intellettuali. Sono quasi tutte licenze cosiddette Non Commerciali (NC) che sono però non esclusive, il che significa che non si è costretti a rilasciare le proprie opere unicamente con una licenza Creative Commons; si possono adottare anche altri tipi di licenze ad hoc che permettano di ottenere dei compensi dall'utilizzo dell'opera.


Riguardo la commercializzazione del supporto fisico, invece, la legge è piuttosto chiara. L’art. 181 bis della Legge sul Diritto d’autore n. 633/1941, dice che l’apposizione del bollino (e non la registrazione) SIAE è obbligatoria “[…] su ogni supporto contenente suoni, voci immagini in movimento” venduto sul territorio italiano. Dunque, nonostante il bollino SIAE di 0.03 Cent su ogni cd commercializzato sia obbligatorio, i sistemi di tutela dei brani sopra descritti sono alla portata di tutti, in primis alle band emergenti che possono senz'altro stare al riparo da svariate insidie, contenendo i costi e mantenendo originalità.

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Soundcloud

domenica 4 novembre 2012

How Do You DIY? // Breve storia del crowdfunding musicale

La prima volta che ho sentito parlare di crowdfunding non si chiamava così. Forse ve lo ricorderete anche voi. D'estate si andava al mare e alle quattro si correva scalzi sull'asfalto bollente per raggiungere il chiosco dei gelati dall'altro lato della strada. Tutti guardavano nel borsellino e da questo uscivano solo le mosche come nei cartoni animati, allora si faceva la colletta. Praticamente si faceva il crowdfunding di un gelato. È sempre estate ma molti anni dopo, il 2009 per la precisione, e si viene a sapere che gli Ex-Otago vogliono produrre un disco da soli, o meglio, con l'aiuto di tutti. Non ci ho pensato un attimo, sono diventato produttore. L'idea era semplice, invece di aspettare che uscisse il disco e comprarlo loro ti chiedevano di pagarlo prima, di firmare una "Buonazione" di 25€ con la quale avevi diritto al disco, ad una maglietta, al download in anteprima del loro primo singolo, riduzioni ai concerti e il tuo nome fra i ringraziamenti del disco. Il disco esce due anni dopo ma ne vale la pena, la maglietta mi si è stinta e la uso come pigiama e ai loro concerti mi bullo e dico che sono un produttore.


Già esistevano piattaforme standard per effettuare questo tipo di raccolte, Kickstarter, forse ora il più famoso, nasce in america proprio in quell'anno, nel 2009. Ma la storia dell'azionariato popolare aveva un fascino tutto suo. L'anno dopo leggendo un articolo su Indie Riviera scopro che i My Awesome Mixtape stanno cercando di coprire le spese del loro successivo album, di un video e del viaggio in Texas per il SXSW del 2011 usando il portale SellABand. Sul portale (indirizzato esclusivamente alla musica) si stabilisce un obiettivo, in questo caso la cifra di 3000€, e si permette ai fans di comprare delle quote. A seconda del valore della quota la band può stabilire degli incentivi, di valore man mano maggiore. Nel caso dei My Awesome Mixtape con una quota di € 10 si aveva la possibilità di avere un pre-order sul loro album, con due quote (ovvero € 20) oltre al pre-order la band metteva la possibilità di scaricare l’album in formato digitale, con tre quote (ovvero € 30, avete capito l'andazzo non sto più a ripeterlo) si avevno tutti gli incentivi sopra elencati più degli mp3 bonus in download, con quattro quote si aveva diritto anche al Cd e così via. Volendo con mille euro un fan poteva avere anche uno show privato in una location da decidersi, purchè in europa. Averceli. Il progetto, che trovate qui, raggiunse la cifra stabilita l'anno successivo a settembre 2011 con l'apporto di 120 "believers".


Nel 2011 sbarca in Italia il portale Eppela che, come Kickstarter, abbraccia qualsiasi progetto creativo, musicale e tecnologico. Uno dei primi progetti italiani è di Chiara Meloni, ovvero Chiaralascura, disegnatrice e video editor trentenne che ha lanciato una linea di abiti e gadget vegani ponendosi un obiettivo di 5000€. E l'ha raggiunto! Uno dei progetti più recenti è, invece, quello che ha permesso la realizzazione dei Pistoia Underground Festival 2012. In pratica ciascuno dei finanziatori del progetto poteva partecipare alla direzione artistica del Festival. L'idea piuttosto luminosa era questa, versando anche una piccolissima somma, ciascuno poteva proporre la sua scaletta musicale ideale scegliendo tra quarantaquattro (come i gatti) interessanti band del panorama indipendente italiano. Alla fine soltanto una dozzina di queste band sono salite sul palco del PUF!, quelle più votate dagli utenti via Eppela. Quindi se il festival è venuto fuori figo, un pò di merito se lo possono prendere tutti quelli che hanno partecipato al progetto!


Per ultimo, o quasi, mi sono tenuto Kickstarter. Uno dei primi tra i portali di questo tipo e ora tra i più avviati, Kickstarter dal 2009 ha raccolto e ridistribuito 10 milioni di dollari; non ho trovato l'articolo che ho letto qualche settimana fa ma qui c'è una bella intervista del magazine Time, per farvi un'idea. Senza starvi a fare una carrellata infinita dei progetti che sono passati su questa piattaforma vi basti sapere la storia degli Honeybird & the Birdies. Il trio in due mesi ha raccolto 6000€ per la realizzazione del suo nouovo album tramite la campagna You Should Co-produce su Kickstrarter. In due mesi! Questo perchè la rete sa riconoscere la qualità e anche un solo euro realizza progetti, produttori e major sono bravissimi a saltare sul treno in corsa ma saranno sempre restii a scommettere su una band, la rete invece funziona in una maniera completamente diversa, il livello di democratizia di internet è mostruoso ed è per questo che piattaforme come queste funzionano.


Sull'onda dei portali sopra descritti e nel tentativo di sdoganare il crowdfunding anche in Italia è nato qualche settimana fa MusicRaiser portale a respiro internazionale esclusivamente italiano fondato da Giovanni Gulino dei Marta sui Tubi e dalla dj e producer Tania Varuni. Il portale MusicRaiser, come fa intuire il nome, ha deciso di focalizzarsi sulla musica, senza però limitarsi necessariamente alla realizzazione di album o videoclip, nell'intervista a La Stampa Gulino specifica che c'è spazio per progetti di vario tipo come "la realizzazione di documentari, film musicali oppure il finanziamento di festival e altri eventi live". Ho sentimenti contrastanti nei confronti di MusicRaiser per via della forte limitazioni di mercato che si autoimpone e anche per l'accurata selezione che viene fatta all'ingresso. Il fatto che, se le tue opportunità di successo vengono valutate basse, non puoi aprire un progetto di finanziamento va contro l'ideale iniziale di crowdfunding, ovvero che è la rete e nessun altro che decide se un progetto è valido o meno. Ma nondimeno trovo l'idea allettante e spero sarà di successo, ogni spunto è buono per rianimare un poco il panorama di produzione discografica all'italiana. 
 Attualmente tra i progetti attivi di MusicRaiser c'è la realizzazione dell'edizione deluxe di Turisti della Democrazia de Lo stato Sociale che prevede un disco aggiuntivo che conterrà l’intera scaletta dell’album, reinterpretata, coverizzata e remixata da undici artisti italiani e internazionali tra cui 99 posse, Gazebo penguins, Menagement del  dolore post-operatorio, Ex-otago, Nicolò Carnesi, Digi G'Alessio, Matteo Costa e L’officina della camomilla. Mentre vi chiedete se volete un video oroscopo, due bottiglie di vino o una vostra poesia d'amore musicata da Carota, cordialmente vi saluto.

domenica 28 ottobre 2012

How Do You DIY? // Megaphone vs. Giant Split

Rieccoci con l'appuntamento settimanale dedicato al Do It Yourself, ci occupiamo questa volta della laboriosa etichetta Megaphone Records e ci facciamo raccontare da Fabio (che conosciamo già per il suo lavoro come Arnoux) cosa si produce alla Megaphone e perché si sbattono così tanto. Tra le altre cose oggi scopriamo come è stata prodotta la cassettina split tra Jackeyed e The Sleeping Tree mentre domattina troverete ad aspettarvi il post con il disco da scaricare. Bando alle ciance.

Ciao Fabio, partiamo da una domanda più generica per calarci nel contesto. Crearsi da soli un supporto personalizzato è una fatica immensa, soprattutto in termini di tempo. Da cosa nasce l'esigenza del "farselo da soli"? Ne vale la pena? O meglio, visto che molti pur facendosi tutto da soli approdano a soluzioni ben più semplici, trovi ci sia una correlazione tra quanto vi ci sbattete e l'apprezzamento del prodotto finito da parte dei fan?
Ciao Davide e ciao tutti, con Megaphone produciamo questo tipo di oggetti per dare alla musica un degno supporto fisico, curato con amore e passione, il download digitale, soprattutto quello gratuito, e il bombardamento via web sta spostando il modo di condividere la musica, certo, ormai da anni; escono 500 dischi al giorno in free download che si perdono in una galassia di share, retweet, post, link, like, foto super cool da cover di Vogue su Facebook, un vortice di gruppi e canzoni che arrivano come mitragliate di uzi.


Rimpiangiamo un po' con nostalgia quando le cassette passavano di mano in mano, si mettevano nel deck e ci si prendeva il tempo per ascoltare, a volte su un impianto dignitoso, con delle casse che non siano ridicole come quelle di un dannato 13", il tutto è diventato fottutamente veloce ma la musica ha bisogno di essere assorbita lentamente, imparata, non basta un click e un ascolto su quelle stupide casse, bisogna apprezzare le frequenze che quelle casse non supportano, ascoltare la musica su un impianto stereo minimamente decente. Abbiamo iniziato a produrre cassette e CD (e presto anche vinili) per imparare nuovamente questo, la lentezza, la qualità di un ascolto in alta qualità, facciamo da soli perchè vogliamo che sia un supporto unico per un album/split/sampler unico, non siamo contrari al download sia chiaro, i nostri dischi li trovi su Bandcamp, può darti un'idea di cosa facciamo si, ma a noi non basta, vi consigliamo di provare la differenza tra spararvi un disco in download sulle casse del computer o ricevere una nostra cassetta ad esempio, da scartare, esplorare, scoprire, e soprattutto ascoltare su uno stereo, la tua cazzo di copia unica che ci abbiamo messo tipo un'ora a fare per te.


Nel caso specifico dello split tra Jackeyed e The Sleeping Tree si parte dalla cassettina vergine e si arriva a quel prezioso oggettino fisico. Che attrezzature bisogna avere per coprire da soli l'intera filiera produttiva dalla registrazione alla produzione del packaging finale?
Tolta la fase di registrazione degli artisti che ovviamente è un processo a se, noi riceviamo i file "masterizzati" delle tracce, dal computer (via scheda audio) li registriamo su cassetta utilizzando un Nakamichi ZX-9, un aggeggio che arriva direttamente dagli '80 dove le cassette vengono duplicate con una qualità micidiale, a parte il classico e leggero fruscio di fondo tipico del nastro è pressochè identica al "master" originale, le cassette sono doppiate una ad una. Per quanto riguarda la parte grafica, abbiamo adottato una tipologia di packaging che ci porteremo avanti per un tot, abbiamo realizzato una fustella e cioè uno "stampo" che contemporaneamente trancia e "segna" delle pieghe nella carta per facilitarne la piegatura. Una volta stampate le grafiche del caso sul foglio, tramite l'utilizzo di una pressa che monta sul fondo la fustella, generiamo quello che poi sarà la scatola della cassetta, il packaging dello split è realizzato con una bellissima carta sperimentale fatta di alghe della laguna veneziana, abbiamo in fase di studio un meccanismo per produrre carta riciclata 100% da Megaphone. 



Lo split in musicassetta di Jackeyed e The Sleeping Tree non è nemmeno l'esempio più macchinoso della laboriosità della Megaphone. La compilation natalizia dello scorso anno aveva un ben più complesso packaging. Ce lo racconti? è stata una mossa tattica per evitare di fare il regalo di natale a parenti e amici? Quante ne avete fatte e quanto avete impiegato a confezionarle tutte?
La compilation di Natale è stata un lavoro micidiale frutto di una laboriosa catena di montaggio, il packaging del CD è in legno serigrafato e stoffa, nel video si vedono gran parte delle fasi di lavorazione e l'assemblaggio è stato realizzato completamente a mano tra un caffè e l'altro, il monte ore è pressochè incalcolabile, diciamo parecchi, parecchi ettolitri di caffè e benza. Le 60 copie limitate sono state esaurite la sera della presentazione. Purtroppo il formato fisico della compilation di Natale di Megaphone esce sempre leggermenrte dopo il 25 ma è un regalo originale, ed è l'ideale per passare le festività ascoltando ottima musica! Per l'edizione di quest'anno abbiamo in mano una gran bella cosa, non vediamo l'ora di proporvela! 



domenica 21 ottobre 2012

How do you DIY? // Soundcloud

Dopo aver fatto una panoramica su Bandcamp è giusto parlare di Soundcloud, il suo concorrente diretto. Potrebbe sembrare che nella jungla di Internet i due occupino la stessa nicchia ecologica ma in realtà hanno sviluppato entrambi alcune specializzazioni che renderebbero Darwin molto orgoglioso. Soundcloud è un'ottima piattaforma dove lasciar pascolare i propri brani musicali, potete mettere tutte le vostre informazioni e i link ai vostri profili nella barra laterale che a differenza di Bandcamp accetta un poco di codice Html. La personalizzazione della pagina non è massima ma accettabile. La peculiarità di questa piattaforma a cui accennavo prima è la sua socialità, tutti gli utenti possono ascoltare la musica di tutti quelli che la condividono, possono commentare, salvare i preferiti e condividere brani sulle proprie bacheche. Volendo si può implementare anche su facebook così i vostri stalker potranno sempre sapere tutto quello che fate.

A volte la socialità uccide

L'approccio all'upload di Soundcloud è semplicissimo, innanzitutto il modulo permette di caricare i brani in mp3 con un mostruoso risparmio di tempo rispetto a Bandcamp inoltre, se selezionate più di un brano dall'explorer, Soundcloud li riunisce automaticamente in un set e potete inserire le informazioni tutte in una volta. Dopo aver taggato in maniera ottimale i vostri brani, ovvero evitando di ripetere ossessivamente il numero del brano, il nome dell'artista e il titolo dell'album ovunque troviate un campo di testo libero, potete deciderne le modalità di condivisione. Potete scegliere se il set o la traccia che avete caricato saranno visibili a tutti oppure privati e tramite il tasto Download potete decidere se la vostra musica potrà essere scaricabile direttamente da soundcloud o meno (Questo non vi vieta di mettere un link mediafire nella descrizione del set o del brano). La musica su Soundcloud è incorporabile in qualsiasi pagina web tramite un codice embed che potete abilitare o meno cliccando sul tasto Widget. Infine il tasto Apps abilita o meno la possibilità di accedere alla vostra musica tramite altri portali che leggono l'API di soundcloud, Stereomood ad esempio.


Infine, esistono quelle utilissime funzionalità di private streaming che bandcamp mette a disposizione solo a pagamento. Se volete fare delle anteprime streaming, canalizzare gli ascolti su determinati portali e tutte quelle cose che di solito fanno gli uffici stampa ebbene non bisogna essere laureati in comunicazione e marketing basta saper utilizzare bene le funzionalità che vi mette a disposizione Soundcloud. Per prima cosa dovete impostare il set o la traccia come privato e dopo di che potete decidere chi lo potrà visualizzare. Potete includere singole persone che hanno già un account soundcloud oppore inviare la notifica per e-mail e l'invitato avrà accesso ai file e ai codici senza che si debba registrare. Inoltre se ripetete spesso questa operazione e mandate sempre le canzoni o i set privati ad amici fidati o webzine musicali potete creare una lista che vi permetterà di aggiungerli tutti assieme con un solo clic

Arrivati a questo punto vi sembrerà che Soundcloud spazzi la concorrenza in fatto di portali streaming. In realtà mi sono tenuto tutti gli aspetti negativi per il mio pensiero finale. La versione free di soundcloud è solo una piccola demo in cui, nonostante abbiate accesso a tutte le funzionalità descritte, potete caricare solo due ore di musica. I download per traccia sono limitati a 100 e anche i set non sono illimitati, ne potete creare solo tre. Se siete un gruppo con tre album va tutto bene, se invece volete pubblicare il quarto vi tocca cancellarne uno dei precedenti. E questa non è mai una buona mossa di marketing. 
Soundcloud vi propone ben quattro diversi profili a pagamento. Per 29€/Anno vi raddoppiano la musica che potete caricare e potete avere fino a 1000 download per traccia. Per 79€/Anno (o 9€/Mese) potete caricare 12 ore di musica e... basta. E ora attenzione che sto per sparare cifre senza senso. Per 250€/Anno (o 29€/Mese) avete l'account Pro con 26 ore di spazio, la cartellina dropbox personalizzabile e una miriade di statistiche che utilizzerete probabilmente per passare il tempo quando non avrete più i soldi per comprarvi da mangiare. Infine c'è l'account Pro Plus che per 500€/Anno vi dà spazio illimitato e... basta, non aggiunge altro. Per farvi un'idea ancora più dettagliata cliccate qui.

▲ Pro ▲
Funzioni social, upload dei brani in mp3,
personalizzazione di condivisione,
private streaming.

▼ Contro ▼ 
Account premium con prezzi folli

Soundcloud

domenica 14 ottobre 2012

How Do You DIY? // L'artigiano interiore de Lo Sceriffo Lobo

Come in alcune delle precedenti domeniche (e molte delle prossime) torna la rubrica dedicata al "farselo da soli". Che a dirlo così sembra quasi una rubrica onanistica. Invece di mettere la produzione del proprio disco in mano a soggetti sconosciuti e spesso di discutibile professionalità molti artisti intraprendono la strada del DIY, per motivi diversi. Per diminuire gli intermediari, ridurre i costi e personalizzare il disco fisico. Questa settimana incontriamo Lo Sceriffo Lobo, cantautore della scena genovese che ha da poco partorito il suo ultimo album dal titolo Il Veicolo Interiore.

Caro Marco, la prima domanda riguarda la tua assenza dalle scene, io ti immagino mentre passi due anni chino sul tavolo a piegare cartoncini e serigrafare il tuo nuovo Veicolo Interiore perchè io ci metterei all'incirca quel tempo. Quanto ci vuole a farsi un disco tutto da soli?
Ciao Davide, per prima cosa devo specificare che, sebbene io abbia partecipato ad ogni fase della lavorazione, non ho fatto tutto da solo. L'unica fase che seguo in maniera totalmente indipendente è quella compositiva: quando mi viene un'idea di solito mi scrivo un appunto o registro qualcosa col cellulare. A casa, piano piano, sviluppo a mio modo gli spunti che mi sono segnato/registrato. Per fare ciò utilizzo il mio computer, vari software, un mixer, una chitarra e un microfono.
Quando all'inizio del 2012 mi sono reso conto di avere materiale a sufficienza, ho girato tutto a Matteo (della genovese Marsiglia Records) con il quale abbiamo cominciato a pensare a come far uscire questo disco. Durante questa seconda fase è subentrato anche Stefano che ha deciso di partecipare con la sua etichetta, Under My Bed Recordings, offrendo sagge indicazioni operative e consigli sulla produzione supportando il progetto a distanza (dalla provincia di Varese). Il lavoro è poi proseguito in due direzioni: sempre con Matteo ci siamo presi qualche pomeriggio in studio per aggiustare un pò il materiale audio (registrato interamente nella mia camera) e per fare mix e master. Sull'altro fronte, con il supporto dell'associazione DisorderDrama, abbiamo portato avanti il lavoro sul packaging.


Ho avuto in mano il primo cd finito e impacchettato a settembre quindi ci sono voluti circa sei mesi da quando le bozze delle canzoni erano pronte ma se avessimo avuto più tempo libero ci avremmo messo sicuramente meno. In sintesi, si è cercato di sfruttare al meglio le energie e le risorse disponibili per ottenere un risultato il più possibile vicino alle intenzioni ma senza sprecare.
Nelle piccole produzioni ci sono due tendenze che ho cercato di evitare: fare un prodotto senza la minima cura perchè fa molto punk oppure fare il disco della vita da far ascoltare ai nipotini stampato in tonnellate di costosissime copie che magari andranno invendute.  L'autoproduzione permette di fare un prodotto su misura e di tenere i costi (e quindi i prezzi) bassi anche per tirature limitate.

Il tuo disco è un piacere per le orecchie ma anche per gli occhi, ha un bellissimo artwork ed è un prodotto artigianale al 100%. Cosa influenza la scelta di fare un disco a mano in cartoncino piuttosto che in jewel case? Quali competenze bisogna avere?
Le scelte relative all'artwork derivano dagli stessi principi di fondo di cui sopra: i materiali scelti (cartoncino, clip per fissare il cd, cd-r e bustina) portano ad un buon risultato estetico, non pongono particolari limiti tecnici e hanno prezzi contenuti. Le stampe (sulla copertina e sul cd) sono state fatte in serigrafia da me e alcuni amici di DisorderDrama con la strumentazione dell'assocazione nell'ambito del progetto Maed - Maddalena Mediterranea.


Qualche indicazione pratica: per la stampa in serigrafia serve un telaio con il disegno prescelto, il costo va da 30 euro in su se lo si fa fare da terzi oppure pochi euro se si prova a farlo da soli, serve poi uno strumento per tenerlo fisso (anche dei semplici morsetti mobili) e il colore che sarà di composizione diversa a seconda della superficie sulla quale si intende stampare. Le prime stampe possono essere un pò difficoltose: è molto importante il lavoro di preparazione del telaio e la corretta applicazione del colore. In breve tempo, comunque, si prende il giro e si va speditamente (per fare 100 copie non ci vogliono che poche ore). Certo, qualche stampa non viene perfetta e alcune si buttano ma la percentuale è molto bassa.
Il disegno della copertina, pensato e sviluppato da Tijuana Martelli, è stato stampato in un solo colore e, avendo a disposizione cartoncini di due colori diversi, abbiamo deciso di fare due edizioni diverse (rosso su giallo e rosso su azzurro). Volendo, nella stampa si possono utilizzare anche più colori ma per farlo in maniera accettabile è necessario un telaio per ogni colore e quindi i costi aumentano. Dopo il taglio delle copertine è venuto il momento della piegatura, dell'applicazione della clip adesiva e dell'impacchettamento: ho assemblato le prime 20 copie poche ore prima del Rural Indie Camp e nella serata erano già pronte al banchetto. Per le successive mi prendo qualche ritaglio di tempo quando torno dal lavoro, un pò per volta, che tanto non c'è fretta.


Prima di lasciarci sono felice di annunciarvi che il 22 Ottobre potrete ascoltare il nuovo disco de Lo Sceriffo Lobo qui su The Breakfast Jumpers. Per possedere il prestigioso packaging invece chiediamo a Marco. Quando e dove sará possibile acquistare il disco? Sarà anche in free download come gli altri dischi marsiglia? Trovi il free download una tattica efficace nonostante tutto il lavoro fatto?
Il cd, allegramente confezionato, è già disponibile: basta contattare direttamente me (losceriffolobo@gmail.com) o una delle due etichette. Oppure aspettare il primo concerto utile (Il 26 Ottobre al Centro Sociale Buridda di Genova assieme a Titor e La Quiete). Si potrà comunque ascoltare lo streaming integrale in anteprima sul tuo grazioso sito telematico, come hai giustamente anticipato.
Molto presto andrà anche in free download; non abbiamo ancora deciso quando ma sicuramente prima dell'esaurimento delle copie fisiche visto che oggidì, per quanto poche siano le copie che si producono, rimanere senza è difficile. Continuo a sostenere che il free download sia una risorsa in più per un suonatore: il lavoro che abbiamo fatto per la produzione del disco fisico è, appunto, finalizzata a dare un valore aggiunto rispetto alla versione scaricabile e a dare un senso all'esistenza del cd. Chi vorrà, in futuro potrà scaricarsi il disco ed ascoltarselo gratuitamente (e magari ciò lo spingerà a venire ad un concerto o a comprarsi il cd o a chiamarmi a suonare da qualche parte). Chi invece vorrà dimostrare più apertamente il proprio apprezzamento, potrà procurarsene una copia fisica.
L'importante è che la gente sia consapevole che se si vuole che un progetto vada avanti, bisogna supportarlo. Se si vuole che un gruppo pubblichi ancora dischi, bisogna comprarli. Se si vuole continuare ad avere la possibilità di vedere i suoi concerti, bisogna andare a vederli. Non bastano le buone intenzioni sulla carta e i like su facebook, soprattutto quando si tratta di piccole realtà.
Con questa riflessione seriosa ma caratterizzata da un realismo a dir poco scoppiettante, ti ringrazio per lo spazio che mi hai concesso, carissimo Davide. Saluti a tutti. Grazie ad alcuni.

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