Anche questa domenica torniamo a parlare di Creative Commons con i bolognesi Brain in Vain che ci raccontano la loro esperienza di distribuzione musicale fai-da-te. In particolare ci siamo fatti spiegare i pro e i contro del ricchissimo e versatile portale Jamendo. Buona lettura!
Come si sono approcciati i Brain in Vain alla distribuzione della propria musica? Perchè non iscriversi alla SIAE e perchè non vendere gli mp3 su portali come iTunes? Quali sono secondo voi i benefici che creano ai musicisti questi percorsi alternativi e più liberi?
Banalmente: siamo passati attraverso una prima fase abbastanza classica in cui abbiamo proposto il progetto Brain in Vain a un paio di produzioni con cui ci sarebbe piaciuto lavorare ma per motivi vari questi progetti non sono andati in porto. La prospettiva di molestare una moltitudine di etichette più o meno conosciute fingendo di voler fortemente lavorare con loro non ci attraeva particolarmente e quindi abbiamo cercato altre strade. L'alternativa è stata ripensare il rapporto gruppo / mondo esterno in maniera minimale e funzionale alle nostre esigenze e da qui, anche con il coinvolgimento dei Morse Code, è nato il progetto Monster Records che non a caso ha preso a prestito dai Desperate Bicycles l'adagio "cut it, press it, distribute it / xerox music is here at last".
Provando a tenere la questione in termini semplici le nostre produzioni si fondano su tre pilastri: 1. I live, dove abbiamo un accordo commerciale diretto con chi ci fa suonare ed è l'unico introito reale per rientrare dalle spese di produzione, se mai ci si riesce. 2. Gli album prodotti e stampati su supporto fisico, dove il fan vuole un feticcio (io in genere lo voglio) e noi glielo diamo in una edizione limitata con confezione cartonata & timbrata, il tutto ad un costo strettamente legato alla produzione dell'oggetto. 3. Le registrazioni eteree (mp3, ogg, flac, wav) che per ascolto privato si possono scaricare e se ti gustano si possono pure ridistribuire agli amici, è una cosa che a noi fa piacere e che tanto la facciamo tutti comunque.
In questo contesto la SIAE è utile come una forchetta col brodo, e le licenze creative commons (che compiono dieci anni in questo periodo, auguri) ci sembravano ben adattarsi al DIY di postpunkiana memoria. Tutte queste sono semplicemente una serie di scelte personali (distribuzione gratuita, licenze creative commons, etichetta no-funding) non necessariamente concatenate fra loro, diciamo che l'assenza di mercato stimola la creatività in questo senso, anche a livelli più alti c'è chi azzarda approcci diversi (Jonathan Coulton con le creative commons, Evangelista o Amanda Palmer con Kickstarter).
Jamendo è la piattaforma che avete deciso di utilizzare per la distribuzione online, guidateci passo passo nelle modalità di iscrizione e personalizzazione del portale. Quali sono i pro e i contro che avete rilevato?
Pur utilizzando svariate piattaforme che prevedono quel tipo di licenza (Bandcamp, Soundcloud) Jamendo è una delle poche che prova a proporre un business model alternativo alla SIAE affiancando alla piattaforma un sistema di remunerazione per usi commerciali che a fronte di zero introiti prevede zero costi. Le modalità di iscrizione prevedono una prima registrazione di un utente (persona fisica), che può gestire uno o più artisti che si creano contestualmente all'upload di una traccia o di un album. I brani passano un breve periodo di moderazione (devono essere approvati) e poi diventano disponibili sulla piattaforma. Il tutto in un contorno più o meno social in cui è possibile creare un blog legato all'artista, ricevere recensioni da altri utenti (o lasciarle), inserire un widget web Jamendo in un altro sito, eccetera.
Royalty-free music for professional licensing |
Alla voce "Pregi" annovererei sicuramente la possibilità di download dei brani in formati lossless, il monitoraggio preciso degli ascolti online e degli scaricamenti e la parte di gestione del diritto d'autore, anche se forse quello che Jamendo ha in più sui contenuti lo paga con un'interfaccia meno immediata e accattivante di un Bandcamp o di un Soundcloud. Sui "Contro" diciamo che la fame di fama genera mostri, con artisti registrati SIAE che si propongono anche su Jamendo vanificando buona parte degli sforzi del progetto, infine il sistema delle recensioni si presta a scambi di favori che lasciano un po' il tempo che trovano.
Jamendo abbina le licenze Creative Commons alla possibilità per i privati di comprare licenze commerciali, pensate di utilizzare questo servizio? Come funziona e quali opzioni ci sono? è un'alternativa efficace secondo voi?
Per quel che ci riguarda, passata una prima fase di uso bovino del mezzo (ovvero mera registrazione di account e pubblicazione degli album dei Brain in Vain sotto Creative Commons) abbiamo prodotto le varie certificazioni per passare ad una versione "Pro" dell'account del gruppo, che in sostanza è un mandato (rescindibile) a Jamendo per la commercializzazione della musica a fini commerciali come musica di sottofondo per esercizi commerciali, uso per colonne sonore o jingle pubblicità, eccetera. Gli introiti vengono divisi al 50% con l'artista ad esempio via conto paypal o simili.
Forse il progetto più interessante è il loro circuito di distribuzione di musica d'ambiente, in cui la trasmissione in streaming prevede la ripartizione della cifra pagata dal locale sull'effettiva selezione musicale trasmessa. Ribadisco che è tutto in alternativa alla gestione SIEA dei diritti d'autore, il presupposto è che né i singoli componenti del gruppo né la musica del gruppo sia registrata ad altri enti simili. Noi l'abbiamo fatto più che altro come atto simbolico perché ci piaceva l'idea, in Italia siamo ad una fase zero in cui l'esistenza di un'alternativa è già di per sè fatto positivo, chi ci investe (penso a Subcava Sonora) lo fa in maniera pionieristica e non perché sia particolarmente remunerativo, nella speranza un giorno di tenere i nipotini sulle ginocchia raccontando di antiche leggende su malvagi bordereau cartacei.
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