L'appuntamento di questa settimana con un gruppo appena sfornato vede protagonisti di Démodé, orchestra da camera friulana di meravigliosa musica strumentale che nel loro ultimo disco, Le Parole Al Vento, ha fuso jazz, folk e quant'altro rendendone l'ascolto una esperienza estremamente goduriosa per le orecchie.
Cari e numerosissimi Démodé, prendete pure una sedia dalla sala e accomodatevi nella piccola cucina di The Breakfast Jumpers dove, invece di fare colazione, faremo due chiacchere. In primis la solita tiritera: Da dove venite? Come e quando nasce il vostro meraviglioso sestetto? Quali evoluzioni di sound e di formazione dall'inizio ad ora?
Checo: I Démodé nascono nell’agosto 2005 dall’incontro di violino basso e sax, ai quali si sono subito uniti pianoforte e clarinetto; per l’assetto definitivo si è dovuti arrivare all’inizio del 2009. Siamo tutti Friulani D.O.P. innamorati della musica, ognuno a modo proprio, e con l’intenzione di fondere senza schemi le proprie esperienze con la voglia di fare qualcosa di bello.
Il vostro background musicale si sente che è molto vario e spazia dalla musica leggera, al jazz e al folk con rapidità e naturalezza. Come emerge il gusto musicale del singolo componente dell'orchestra nel momento di comporre un pezzo?
Alberto: Tutto ciò che si può sentire nella musica dei Démodé è semplicemente spontaneo, non abbiamo mai deciso razionalmente di comporre seguendo un certo stile e siamo sempre entusiasti di sperimentare strade nuove, chiunque abbia un’idea nuova è il benvenuto.
Luca: Il gusto musicale del singolo componente emerge talvolta trasformato dal contributo degli altri elementi, talvolta come concepito in origine dal singolo componente... di solito, dopo aver provato le varie versioni, la decisione finale spetta alla commissione suprema (composta da dodici orecchie). La varietà del background, comunque, non è solo il risultato della fusione musicale di sei persone: ognuno di noi ascolta con interesse e apertura mentale i più svariati generi musicali senza pregiudizi.
Le Parole al Vento è il vostro disco d'esordio, autoprodotto e registrato magistralmente nello studio Artesuono, avete sentito la mancanza di un'etichetta oppure ormai si può davvero fare tutto da soli?
Kerin: Si può e si deve fare da soli. Soprattutto quando la propria musica non è categorizzabile in una corrente definita ma percorre molti generi e ispirazioni, come nel nostro caso. Non sei mai abbastanza jazz, folk, acustico, prog, indie… ecc. per quel particolare editore o situazione. Un paio di piccole etichette si sono interessate ai Démodé ma, vedendo che ce la cavavamo da soli, si sono complimentate spiegandoci che non avrebbero potuto aiutarci più di quanto stessimo già facendo. Crediamo che l’autoproduzione abbia molti vantaggi: puoi decidere come e cosa registrare, in che studio farlo, su che supporto stampare, come presentarti. Serve certamente molta più energia, una grande organizzazione e il budget per tutti i passaggi della produzione. Molte band decidono poi di affidarsi ad un ufficio stampa che, a suon di qualche centinaio di euro, ti garantisce qualche buona recensione o passaggio radiofonico. La cosa che fa la differenza, forse, è trovare un’agenzia di booking che riconosca e investa sull’originalità e sulla qualità live di un progetto. Ecco, quella ci piacerebbe davvero!
Generalemente la musica strumentale in Italia suscita all'orecchio medio lo stimolo di chiedere al cervello "Ma quando comincia a cantare?" Eppure i Démodé sono riusciti a ritagliarsi un ottimo spazio tra stampa e concerti per promuovere questo fantastico disco. Raccontateci l'esperienza live più soddisfacente di questa stagione di concerti.
Checo: Vessillo dello stile musicale italiano in Europa e nel mondo sono da sempre le grandi melodie dei grandi autori (Verdi, Puccini) o della Canzone Napoletana (‘O Sole Mio’), ma al pari di queste anche i temi di composizioni quali “Le Quattro Stagioni”, i Concerti Grossi di Corelli, l’Adagio di Albinoni, la produzione del Boccherini e (beati noi!) tutto il genio del nostro contemporaneo Ennio Morricone! Noi diamo libertà a chi ci ascolta di essere regista della propria colonna sonora.
Alberto: Forse l’esperienza più emozionante della passata stagione di concerti è stata il concerto tenutosi in sala Ajace a Udine per la rassegna Concerti Aperitivo. Eravamo l’unica “band” in un cartellone di formazioni di musica da camera note a livello nazionale, il pubblico andava dai 6 agli over 80, una bellissima sala di marmo in stile liberty strapiena di persone attentissime e di gusti non facili. La soddisfazione che dà avere successo in una situazione del genere è impagabile.
Kerin: Ahh, orecchio medio, cosa ti perdi! Sarà che siamo cresciuti ascoltando generi che non di rado sceglievano la via dello strumentale... Il fatto di utilizzare il cantato è solo una delle infinite possibilità che la musica concede. A me capita spesso, invece, di ascoltare band che troverei fantastiche salvo poi non apprezzare il timbro o lo stile vocale, perdendo di conseguenza interesse per il progetto. A voi no? (Spessissimo)
Luca: C’è da stupirsi a sentire l’idiozia di certi testi e l’incompetenza di certi cantanti piuttosto che a sorprendersi di brani solo strumentali. Secondo me questa diffusa necessità di avere una voce, un testo ed un brano con una struttura e un ritmo banali e preconfezionati, sono il risultato di un appiattimento cerebrale, agevolato con forza dai mass media. Nella storia abbiamo migliaia di esempi di musica senza testo, (non siamo certo i primi) e non è necessario fare un analisi compositiva e armonica per potersi emozionare all’ascolto di questa musica. L’esperienza live più soddisfacente è stata anche per me quella del concerto in Sala Ajace; anche la serata di presentazione del disco Le Parole al Vento (24 settembre 2011) è stata un evento ricco di soddisfazioni: in quell’occasione ci siamo veramente messi a dura prova per l’ambizione e la portata del progetto ed è stato un successo!
Kerin: anche per me il live più significativo è stato certamente l’evento di presentazione del disco: un mese di lavoro, dozzine di mail e telefonate, concitazione e privazione del sonno ma la gioia a fine serata era fuori da ogni metro di misurazione. Anche per merito delle persone che hanno collaborato per puro spirito d’avventura e voglia di mettere in piedi qualcosa di bello.
Progetti futuri: Le parole al vento è uscito lo scorso Settembre, da allora vi siete concentrati solo sulla parte live oppure stanno già emergendo pezzi nuovi?
Kerin: Dall’uscita del disco ci sono stati molti live e di conseguenza il tempo da dedicare alla sala prove si è un po’ ridotto. Abbiamo comunque ripreso prontamente a lavorare, alla nostra scaletta si sono già aggiunti i pezzi inediti e c’è così tanto materiale in cantiere che a volte non sappiamo da che parte iniziare a srotolare le partiture impolverate. Ammetto, infine, che mi/ci piacerebbe molto poter collaborare con qualche scaltro filmmaker per la realizzazione di qualcosa che non vorrei chiamare “video musicale” (ché, di questi tempi, ce n’è così tanti e tutti uguali che anche no) ma, piuttosto, sia più vicino al concetto di cortometraggio. Così, per mantenere un basso profilo. :)
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