Rieccoci con le nostre piccole interviste per sondare il mondo musicale nelle sue realtà più embrionali "girando" l'italia in lungo e in largo. Oggi capitiamo a Bologna per parlare con gli Efrem. Eccoveli...
Ciao ragazzi raccontateci qualcosa di voi, cosa fate nella vita? Come portate il pane in tavola?
Corrado(batteria): Sono uno studente universitario fuori sede e fuori corso.
Mathias(basso): Sono un precario con partita iva, il pane arriva quando collaboro a progetti web e fotografici.
Marco(chitarra/voce): Il mio attuale lavoro è cercare un lavoro.
Magari lo sembra a me perchè sono di un paesello ma Bologna è un crogiuolo di musica, gruppi e concerti di qualsiasi tipo. Quanto è più difficile cercare di sgomitare ed emergere in un panorama del genere? Forse con tanti locali è più facile suonare e promuoversi?
Marco: Mi permetto di sfatare il mito di Bologna capitale musicale aperta a tutti e culla della civiltà indie. La realtà per come la stiamo vivendo noi ora è che se non hai le spinte giuste nei locali ci entri solo come spettatore. E’ un circolo chiuso dove per entrare o conosci “qualcuno” o tiri fuori i soldini e li dai a chi conosce questo signor “qualcuno” . Tutto questo non contando i non pochi euro che comunque devi spendere per presentare un prodotto che oggi si richiede sempre ,al minimo,di buona qualità sonora. Noi ci stiamo dirigendo fuori regione.
Ascoltate musica italiana? Comprate dischi? Quali sono gli ultimi tre che avete acquistato?
Corrado: Si soprattutto la musica italiana un po’ datata, come i “Diaframma” o i “CCCP”. Gli ultimi 3 dischi ascoltati sono stati “A sangue freddo” del Teatro degli orrori, “Down” dei “The Jesus Lizard” e i “Drive Like Jehu” con il loro album omonimo del ’91.
Mathias: Sì e spesso con gusto! Afterhours, Giorgio Canali, Moltheni, One dimensional man/teatro degli orrori, Massimo Volume. Degli artisti che ho citato ho discografie più o meno complete ed originali... quindi sì, acquisto ancora cd. Gli ultimi acquisti a memoria sono però di artisti stranieri: l'ultimo lavoro in studio di Iggy Pop, il primo disco del progetto grinderman di Nick Cave, ed il primo lavoro in studio dei them crooked vultures.
Marco: Compro solo vinili. Gli ultimi 3: I Warsaw, MC5 con Back in the USA, Three imaginary boys dei Cure. Di italiani seguo: Pierpaolo Capovilla con i suoi progetti e Vasco Brondi.
Come nasce "Occhio ai pensieri ombottigliati dei giovani uomini incazzati"? Cosa racconta?
Marco: Volevo “schiaffeggiare” le persone con i miei versi. Volevo comunicare nella maniera più diretta possibile il mio punto di vista senza troppi giri di parole, senza metafore. Una sera mentre tornavo da uno dei tanti lavori di merda che facevo guardo fuori dal finestrino dell’autobus e vedo su di un muro in periferia questa scritta ed ho pensato che potesse racchiudere tutto quello che avrei voluto dire e che poi, di fatto, ho scritto. I testi puzzano di vite vere così marce già a 20 anni che sembrano favole urbane ma è solo una generazione giustamente incazzata.
Che ruolo pensate possano avere i music-blog o, più in generale, internet nella promozione dell'album?
Corrado: Internet ormai è essenziale, lo ritengo fondamentale soprattutto per gruppi emergenti che non possono contare sul supporto di altri media. I music-blog sono eccellenti canali di divulgazione, svolgono un ruolo importantissimo fornendo agli utenti informazioni su gruppi che altrimenti non uscirebbero dalla loro provincia. Lunga vita!
Mathias: un ruolo essenziale nell'immediato e che accrescerà sempre più la sua importanza nel fututro a patto di non farsi schiacciare dalle logiche che hanno ucciso nel presente carta stampata, tv e l'industria discografica.
Il peer to peer e il download non autorizzato in generale uccide la musica ed è il male assoluto? Quale è la vostra opinione da musicisti?
Marco: Prima di questo eravamo impegnati in un progetto in inglese i Particularly Frame Scenes. Dopo la pubblicazione del disco in download libero su internet ci arrivarono delle mails dagli stati uniti. Sapemmo infatti che in un fottutissimo e sperduto paese dell’Ohio dei liceali si erano scaricati e ascoltati il nostro disco che aveva riscosso non poco successo tra di loro. Ne fummo davvero felici; pensare che la mia voce e la nostra musica potessero risuonare in una stanza o in un’auto a migliaia di km lontano da noi fu bellissimo .Se lo scopo di un artista è comunicare delle idee , far arrivare il proprio messaggio allora penso che non si possa vedere internet come una minaccia ma come una risorsa.
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