Fuori dal finestrino, i tralicci dell’alta tensione riflettono e rifrangono la luce del tramonto. L’effetto è ipnotizzante. I colori caldi ed iridescenti si disperdono nell’aria sotto forma di fasci policromi e proiezioni caleidoscopiche togli fiato. A completare l’inenarrabile scenario ci pensa, in sottofondo, il nuovo singolo di Matilde Davoli, Dust, che in un melting pot di sfumature sonore e andature irresistibili, procura un profondo senso di appagamento. Il giusto equilibrio tra sperimentazione elettronica e melodia accelera il metabolismo ritmico del brano, travolgendo l’ascoltatore come un fiume in piena. Sogni lucidi si concretizzano gradualmente sommersi dal suono ciclico ed ipnotico della batteria, da vocalismi eterei su ritmiche che si muovono tra il funk ed il tribale e il profluvio di synth electro pop che perpetuano all’infinito il suono degli anni 80. Nulla è fuoriposto e ancora una volta Matilde dà prova di grande abilità artistica.
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