martedì 22 febbraio 2011

Brioscine appena sfornate: The Lovely Savalas

Questa settimana vi portiamo in Umbria, Stati Uniti dove conosceremo gli incredibili Savalas per farci raccontare la loro esperienza oltreoceano e per parlare del loro nuovo e folgorante disco, di quelli che non puoi non sentire.

Dove e come nascono i Lovely Savalas? E nella vita che fate oltre a suonare?
Il legame tra noi nasce qualche anno fa a Terni come tribute band dei Tool e dalla volontà di spostare la loro grande ricerca verso le sponde dell'immediatezza beatlesiana. Ma soprattutto da uno spirito LOVELY; un aggettivo che abbiamo aggiunto al nostro nome iniziale e che è un modo di fare, di interagire che presuppone umiltà, curiosità, sincerità e desiderio di condivisione. Pensare 4 anni fa, quando questa esperienza ha preso corpo, che questo spirito ci avrebbe portato dall'altra parte dell'oceano a registrare assieme a musicisti che abbiamo ascoltato per anni nei dischi dei nostri gruppi preferiti, era pura fantascienza.
Nella vita lavoriamo entrambi nel settore della programmazione di eventi culturali, e siamo molto sensibili anche alle altre forme di arte che cerchiamo costantemente di associare alla nostra musica



Nel vostro nuovo disco, Pornocracy, suonate con dei mostri sacri della musica italiana e internazionale, da Xabier Iriondo a Nick Oliveri. Come sono nate queste collaborazioni?
Fa tutto parte di un percorso iniziato con un'intensa esperienza live con decine di concerti negli Stati Uniti, Inghilterra e Italia, partecipando a vari festival, accanto a vari artisti di fama internazionale e di fronte a pubblici importanti. Questo ha richiamato l’attenzione dell’etichetta indipendente americana Above Ground Records che ci ha portati in tour negli Stati Uniti nel 2008. L'anno dopo, mentre noi scherzavamo con Luke Chandler, patron della Above Ground, esagerando il numero di pezzi pronti per la registrazione, lui ci ha dato l'opportunità di registrare al Big Fish di San Diego. In cinque mesi abbiamo scritto una ventina di pezzi e tredici sono finiti sul disco.
Il fatto di registrare in California ha abbattuto molti dei limiti mentali che incombono quando lo fai nella provincia italiana. Ha prevalso soprattutto la volontà di mettersi in gioco. Quindi mentre scrivevamo abbiamo iniziato a contattare senza aver paura tutti i personaggi che avremmo idealmente voluto sul nostro disco, proponendo da subito la canzone sulla quale li invitavamo a collaborare. Ha funzionato per la maggior parte dei casi. E soprattutto sulla base della musica. Nick Oliveri (Queens of the Stone Age, Kyuss, Mondo Generator), Martyn Lenoble (Porno For Pyros, Jane's Addiction, Dave Gahan), McLoud Scott (Girls Against Boys, Style Paramount), Massimo Pupillo (ZU, Mike Patton), Xabier Iriondo (Uncode Duello, Afterhours) ed Alexander Pappas (ex Finch) in veste di produttore, solo per citarne alcuni, hanno tutti capito lo spirito e si sono messi a disposizione nell'interesse comune di fare qualcosa di bello. Forse un evento più unico che raro.

I vostri live vanno ben oltre il "concerto". A teatro, con ballerine, pittori e coriandoli. Siete animali da palcoscenico, quindi?
Anche in questo caso volontà di condivisione e l'amore per le altre forme d'arte ci ha portato a coinvolgere altri artisti, mettendo in piedi un live che va al di là del semplice concerto e che fonde elementi del teatro, del circo e della performance istallativa. Insomma il live è una vera esperienza estetica. Questo grazie all'apporto decisivo di quattro artisti: Cristiano Carotti, pittore visionario e vulcanico che si occupa della parte istallativa, dei visual e in parte dei costumi; Marco Austeri, regista di grande pregio che si è fatto le ossa collaborando strettamente con Paolini e delle performers Luisa Contessa e Valentina Felicetti. Lo spettacolo è stato presentato con grande successo a Terni il 28 gennaio ed è nostro intenzione portarlo in giro ovunque possibile.



Prima di registrare il vosto disco a San Diego, eravate già andati negli States per un mini-tour. Com'è l'esperienza live americana a confronto con quella nostrana?
E' stata un esperienza fantastica. Suonare a Hollywood, Las Vegas, San Francisco o nel deserto ai confini con il Messico non è descrivibile. Poi l'entusiasmo che hanno dimostrato nei nostri confronti ci ha colto di sorpresa. Lì la nostra formula di fusione di generi funziona molto meglio. Questo è dovuto a una diversa abitudine di fruizione musicale sia perché è una cosa normale andare a sentire un concerto di band sconosciute, sia per quanto riguarda gli ascolti : tutti ascoltano tutto senza barricarsi dietro a un genere come si fa in Italia. Ovviamente quando accendi la radio non è inusuale sentire i Dillinger Escape Plan o i Tool. Direi che questo facilita molto.
Dal punto di vista tecnico gli americani non scherzano. Anche i gruppi più sgangherati suonano con grande competenza. Inoltre i locali, dal pub alla sala concerti sono attrezzatissimi, non esiste il sound check ma solo il line check. Due minuti di prova e inizia il concerto...e sorpresa... tutto suona a meraviglia.
Cosa ancora più interessante, si respira il sogno americano tra le band emergenti incontrate on the road. La maggior parte di loro vive sui furgoni spostandosi da un posto all'altro in un tour quasi infinito. La musica viene da sempre vista come un lavoro, non come un hobby come avviene da noi.

Molte recensioni che ho letto lamentano la mancanza di un genere definito in cui incasellarvi. Come è concepita questa vostra libertà di genere?
E' un vero peccato che si voglia per forza omologare e incasellare. La libertà di genere è il nostro modo naturale di fare musica, cerchiamo di rielaborare tutto quello che ci colpisce non solo a livello musicale. Ci sembra normale che un disco possa non suonare allo stesso modo dall'inizio alla fine. Questo non significa non avere identità ma avere il coraggio di confrontarsi con vari stili. E' triste che spesso gli addetti ai lavori in Italia vadano in crisi di fronte a questo. Sinceramente l'Indie dove devi essere hype ci ha stufato. Oltre a non avere un significato esprime una fighetteria all'inverso. Sono destinati a scomparire. Il discorso si terrebbe in piedi se avessero tirato fuori un genere nuovo cosa che sono lontani dal fare. W la libertà! W il free rock!

E riguardo Pornocracy? In fondo non è un semi-concept sulla puttanocrazia italiana?
Lo è anche se in senso più largo. Secondo me idealmente si parte da Pasolini...Non si parla solo di scandali puntali che abbiamo comunque in certo senso previsto con un anticipo di un anno e mezzo. Si parla proprio di come da trent'anni la televisione abbia cambiato il nostro modo di pensare e lo abbia fatto mercificando tutto. Tutto si compra e non esiste più dignità.
Ne consegue un affresco musicale dei nostri tempi che mette in scena con ironia lo smarrimento del singolo e di tutta la società post-industriale globalizzata, alimentato dal sentimento di precarietà e appunto da un modello televisivo che non ha più nessuna funzione informativo-pedagogica ma che diffonde l'ideale fuorviante e illusorio del successo subito a tutti i costi, al di là della qualità e dei meriti. Sono tematiche che secondo me ogni artista dovrebbe privilegiare in questo momento. Ne va del nostro futuro e della nostra libertà.

Che progetti hanno i Lovely Savalas per il futuro?
Un tour primaverile in Italia e in Europa e un tour estivo negli States. Nel frattempo lavorare alla stesura di materiale nuovo con la nuova band. Ma soprattutto diffondere il nostro messaggio di amore.

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