lunedì 14 aprile 2014

Brioscine appena sfornate: Rev Rev Rev

"Quando facciamo musica, più che un significato in senso razionale, cerchiamo sempre di trasmettere un certo tipo di stato d'animo. Ho in mente una sorta di stato meditativo, senza con questo riferirmi ad alcun tipo di esperienza religiosa o mistica, ma semplicemente ad un livello di coscienza diverso da quello della veglia, nello stesso modo in cui la veglia è diversa dal sonno."

Le Brioscine di questo Lunedì vedono protagonisti i Rev Rev Rev, gruppo Shoegaze di Modena composto da Laura Iacuzio (voce, chitarra), Sebastian Lugli (chitarra), Matteo Penta (basso) e Greta Benatti (batteria). Ho posto loro un po' di domande alle quali Laura e Sebastian hanno gentilmente risposto, dando vita e forma all'intervista che segue. Buona lettura!


Rev Rev Rev: rev-erbero, oppure "rêve" che in Francese significa "sogno", parola con cui, chissà, può esserci un collegamento... A cosa allude il vostro nome?
Esatto, azzeccati due rev! Atmosfere oniriche rovesciate e riverberate. Inoltre la frase "Rev rev rev" in Inglese suonerebbe un po' come “Vai, dai gas!”, e anche questo ci sembrava appropriato per descrivere alcune caratteristiche dei nostri brani.

Come ha inizio la vostra avventura -sia individuale che a livello di gruppo- nel mondo della Musica?
Individualmente solite cose, c'è sempre qualcuno che ha cominciato col Punk e qualcuno col Grunge, comunque con le cover. Come band abbiamo iniziato nel 2011 partendo subito a lavorare intorno ad alcune idee forti: un'idea di suono, ma anche un'idea di come organizzare la promozione in modo indipendente. Il suono è lo Shoegaze della prima ondata, che nella scena italiana sembrava completamente assente. È' vero che diverse band attuali dicono di rifarsi a questo genere, ma spesso la sperimentazione sonica delle origini viene abbandonata a favore di astuzie Pop o sentimentalismi Post Rock.


Tramite quale "modus operandi" nascono le canzoni dei Rev Rev Rev? Vengono prima le melodie o le parole?
Partiamo sempre dalla musica, che per noi è l'elemento preponderante. Questo non significa che il testo non venga curato, ma semplicemente che usiamo la voce come uno strumento tra gli altri, senza gerarchie, e che le parole non hanno lo scopo di raccontare storie con un inizio e una fine, ma piuttosto di completare le suggestioni della musica, lasciando comunque aperto il dialogo con l'immaginazione di chi ascolta.

Da cosa vi lasciate maggiormente influenzare nella composizione di un brano?
Quando facciamo musica, più che un significato in senso razionale, cerchiamo sempre di trasmettere un certo tipo di stato d'animo. Ho in mente una sorta di stato meditativo, senza con questo riferirmi ad alcun tipo di esperienza religiosa o mistica, ma semplicemente ad un livello di coscienza diverso da quello della veglia, nello stesso modo in cui la veglia è diversa dal sonno. Penso allo stato del Kief di cui parlava Baudelaire, ad esempio, uno stato mentale di estrema quiete in cui le contraddizioni del pensiero (o come dicono nel pensiero indiano, le perturbazioni di Chitta) siano risolte. Forse non è possibile raggiungere una condizione simile solo ascoltando un brano musicale, ma ci piace seguire questa suggestione e noi stessi quando suoniamo tendiamo a lasciarci ipnotizzare dalla musica più che non a scatenarci sul palco.


L'esperienza live all'estero ha arricchito sia voi che la vostra Musica? In che modo?
Sicuramente è stato un buon allenamento il fatto di trovarsi a gestire, in modo del tutto autonomo, tutti gli aspetti di un tour con i vari problemi che si possono presentare; è importante essere preparati a cercare sempre un modo per risolvere la situazione. Poi ha rafforzato in noi la consapevolezza di fare parte di questa comunità, quella di chi fa musica indipendente, che non ha confini nazionali ed è sempre pronta all'aiuto reciproco. Le altre band con cui abbiamo suonato, i gestori dei locali, i promoter, le persone del pubblico ci hanno supportato in tutti i modi che potevano, e lo stesso faremo noi quando ne avremo occasione.

Ho letto che il duo italiano M+A salirà sul palco di Glastonbury. A quale grande festival vi piacerebbe poter suonare?
Sicuramente la prima che ci viene in mente è la Austin Psych Fest, che è il non-plus-ultra della Psichedelia. E a livello europeo sicuramente il Primavera Sound. Oh, poi ci accontentiamo anche di suonare alla Paris Psych Fest se capita, eh... Che si sappia!


I pilastri della Musica secondo i Rev Rev Rev.
13th Floor Elevator
e tutta la Psichedelia anni 60, i Velvet Underground che l'hanno sovvertita trasformandola in qualcosa di oscuro e ossessivo, ma anche l'approccio alla musica di uno come Brian Eno è stato determinante per aprire il campo a un certo tipo di ricerca sonora...così come la rivoluzione punk (e chi l'ha anticipata) che ha fatto spazio alle nuove sperimentazioni Post-Punk, da cui poi nasce tutto il discorso della Neo-Psichedelia e dello Shoegaze.


E i vostri ascolti preferiti?
Ci vengono in mente Jesus and Mary Chain, My Bloody Valentine, Spacemen 3, Loop, Brian Jonestown Massacre, Dinosaur Jr., Sonic Youth, Pixies, ma anche cose contemporanee come A Place to Bury Strangers, Dead Skeletons, Ringo Deathstarr, Asalto al Parque Zoologico, Wooden Shjips.

Fate Musica: per voi stessi in primis, oppure per gli altri?
In un certo senso ti abbiamo già risposto... Quando suoniamo dal vivo, che è forse il momento più importante e sacro, noi e chi ci ascolta abbiamo parte alla stessa esperienza, quindi potremmo dire entrambi.

Sabato 19 Aprile suonerete al Circolo Arci Garibaldi di Pistoia. Gli appuntamenti che seguono quali sono?
Il 23 aprile suoniamo al Circolo Hemingway di Latina con i Luminance Ratio, il 24 a Napoli al George Best dove ci saranno anche ospiti a sorpresa, il 25 a Tivoli al Dissesto, il 26 al Supersonic di Foligno.

FBBandcampSoundcloud

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