venerdì 4 maggio 2012

Cappuccino Fumante: Doremillaro (sb)Recs

Giuseppe Schillaci detto Peppe è un musicista instancabile, vulcanico, curiosissimo. Ha le mani, il basso e il mixer in pasta in una miriade di progetti interessanti; uno per tutti, i Diane and the Shell. Ultimamente se ne va in giro a suonare live con la band che accompagna Enrico Lanza a.k.a. Mapuche, affiancato in un paio di date anche dalla chitarra di Colapesce (per farvi un'idea dell'aria che si respira sul palco potete dare uno sguardo a questo video, con Toti Valente alla batteria). Soprattutto, Peppe Schillaci è il padre fondatore della siciliana Doremillaro (sb)Recs, piccola e incendiaria etichetta in vita da appena un paio d'anni. Lo contatto per capire meglio cosa c'è sotto, ed ecco cosa ne esce.

Caro Peppe, ti va di fare un po' di psicoetimologia spiccia da bar? Tipo: "Doremillaro". Chiudo gli occhi e mi vengono in mente:  il pentagramma (do re mi la), il dollaro, mille... C'entrano qualcosa col nome Doremillaro, o sto tirando fuori stupidaggini?
Doremillaro è il nome della moneta di un’ipotetica città nomata Sound City - come una ben nota marca di amplificatori inglesi, ma è solo un caso - che io e il mio amico Vincenzo Drago, promotore dell’idea di fare una netlabel o microetichetta o come dir si voglia, abbiamo “ereditato” da un nostro amico. Ti spiego: avevamo inventato la città, con tanto di Jimi Hendrix Square, John Cage Avenue, e pure il ghetto: Nick Cave street, un vicolo oscuro, popolato da gente triste e in cui figurava un bancone lungo 300 metri, gente appollaiata sul bancone a riflettere, le cui uniche attività commerciali erano un pub e una dozzina di dentisti e sarti. Mancava solo la moneta, e beh… dollaro + doremi = doremillaro. Eravamo anche abbastanza alticci quando è nato tutto ciò. Bei ricordi. C’hai azzeccato, brava.
Grazie Peppe.


Leggo sul Bandcamp che l'etichetta fondamentalmente sei tu, il tuo nome è più o meno in tutti i progetti pubblicati. In che misura ti rispecchi nella Doremillaro? Voglio dire, sono riconoscibili due matrici ben precise nelle produzioni: la prima folk-cantautorale (Mapuche, Calogero Incandela), e l'altra post-rock, noise, jazz (in pratica tutto il resto). In apparenza sono lontanissime, ma entrambe sembrano armonizzate fra loro da un comune senso del paradosso, dell'estremismo visionario, e da un gusto istintivo per la "presa diretta" e per l'estemporaneità.
Allora. Io fondamentalmente sono una persona pigra. All’inizio Doremillaro doveva essere una specie di grande ombrellone, per me e tutte le band di amici suonatori che conosco e che stimo. È rimasto un gioco, anche perchè non ci perdo tutte le ore della mia vita, ma è un bell’hobby, un bel passatempo, un modo per diffondere, nel marasma musicale digitale in cui navighiamo, della musica che sento e percepisco come diversa, irriverente, non ortodossa, disubbiddiente e via dicendo. Sicuramente il lato folk è alla ricerca di cantautori particolari che hanno qualcosa di profondo e scomodo ma, soprattutto, ironico da dire, e la stessa cosa la si ritrova nel lato post-rock/experimental/jazz delle robe pubblicate. Niente di allineato, musica libera di essere quello che è, così come nasce. Per questo mi piace molto la presa diretta, restituisce l’idea - perlomeno a me - di una musica viva, suonata. Non a caso, soprattutto nel jazz, si registra in presa diretta, è un genere che favorisce l’interplay, lo scambio tra i musicisti.
Capiamoci, mi piacciono anche le sovraincisioni, e qui e là ce n’è qualcuna nei dischi Doremillaro; ma il fulcro, il perno composto da basso-batteria-chitarra a me piace live. Anche nel rock si può fare eh… Coi Diane and the Shell, tutt’e due i full length li abbiamo ripresi live, sovraincidendo poi qualcosina per limare, sistemare e arricchire i brani. Ovviamente ci sono dei generi come la musica pop che, invece, è sempre meglio registrare in multitraccia in sessioni separate per ogni strumento.


«I punti neri sul mio naso sono i miei. No, non te li lascio spremere baby. Le ragioni sono semplici, vuoi qualcosa, devi restituire qualcosa. In cambio di qualcosa, tu devi darmi qualcosa». Trioclit, Il comizio (misovaginite).
Il catalogo Doremillaro è disponibile in streaming. Pensierino di Peppe Schillaci sulla libera circolazione della musica sul web e suoi (della libera circolazione ecc...) risvolti economici: aprire una label in piena recessione, come e perché.
Tutti scaricano, sarebbe ipocrita negarlo; la musica “liquida” sta prendendo il sopravvento e presto neanche l’avremo negli hard disk, starà tutto nella nuvola, per me solo il cloud sarà quello che potrà ''regolarizzare'' un po’ internet. Una volta che tutti i tuoi file stanno su un server, chi vieterà al server di farti pagare per accedere ai tuoi file? Lo dico con fare provocatorio, so benissimo che è un’affermazione un po’ forte, la mia.
Noi mettiamo tutto in streaming aggratis. Poi se vuoi aiutarci ti compri il flac o l’mp3 di uno dei nostri “dischi”, se proprio sei un fan ci mandi una mail, e ti spediamo il ciddì a casa previo pagamento anticipato e spese di spedizione a carico del destinatario. Mi piacerebbe fare anche cose nostalgiche come le cassette. Sicuro voglio stampare i vinili, ma costano un po’ troppo per i budget attuali della Doremillaro. 
Io credo che il musicista vero può anche regalare la sua musica, l’appassionato di musica vera a quel punto dovrebbe capire che “donare” qualche spicciolo non è reato. Comprarsi una birra o qualche grammo di marijuana in meno per comprarsi un ciddì in più non è peccato. Però ce ne stiamo fottendo un po’ tutti, quindi anche ‘sticazzi. Noi vi facciamo semplicemente ascoltare qualcosa che altrimenti non avrebbe modo di propagarsi.


Leggo sempre sul fantastico Bandcamp che ci sono un paio di produzioni che vedono collaborazioni di lusso: John McEntire (Tortoise, Gastr del Sol...) e Joe Lally dei Fugazi. Leggo anche che Barabolero di Diane and the Shell è stato registrato a Chicago, mentre Jack Rozz, ovvero l'album di free jazz che hai suonato con Ricardo Lagomasino, è stato per metà "concepito" a Philadelphia. Mi spieghi per bene cosa vai combinando in giro per gli USA e quali sono i legami che ha questa cosa con l'etichetta?
Allora, c’è un po’ di confusione. John McEntire ha mixato l’ultimo disco di Diane and the Shell Barabolero; non abbiamo registrato a Chicago, bensì a Ragusa allo studio L’Argent. Poi abbiamo digitalizzato il tutto dalle bobine e spedito il file a John, che si è occupato del missaggio. Alla fine io mi sono occupato del mastering ma non c’era granchè da smanettare mi era già arrivato un master pressochè perfetto. Belle cose vol. I


Con la mia amica Elisa Abela ho suonato in diversi progetti. Più precisamente potete ascoltare The Aux Band, un esperimento a cavallo tra improvvisazione e composizione, in cui Elisa ha suonato gli strumenti più disparati; mentre io, a parte suonicchiare in minima parte, mi sono occupato di manipolare tramite sequencer e registratore a cassette la mole di dati che abbiamo prodotto in una settimana di smanettamenti musicali. Lei suona la chitarra nella band di Joe Lally, che è stato anche il trait d’union per la mia conoscenza di Ricardo che, oltre a essere docente di batteria jazz in una scuola di Philadelphia, ha suonato appunto con Joe in occasione dei suoi tour in America. Ci sarebbe piaciuto promuovere meglio il disco, ma un oceano di mezzo e la crisi economica delle mie tasche negli scorsi mesi mi hanno impedito di organizzarmi e tornare negli USA. Paese in cui ho suonato diversi anni fa, quando alla ''modica'' età di 25 anni mi sono ritrovato con i Diane and the Shell a promuovere il nostro primo full length [30000 Feet Tarantella, NdR] che nel 2006 fu prodotto dalla Australian Cattle God Records, un'etichetta di Austin.


Per tornare alla gestazione di Jack Rozz, praticamente si è trattato per il sottoscritto di riprendere delle sessioni solitarie di improvvisazione al basso e spedire attraverso internet le tracce a Ricardo, che a sua volta, dopo aver registrato le parti di batterie, ha rispedito i file con le sue sessioni, sempre via web. Poi, con molta calma, ho mixato tutto nel mio mio micragnoso studio casalingo/mobile.


Complimenti sinceri per il logo della label. Parliamone, anche se dice tutto da sé.
È merito di Attilio Tomaselli. Ha preso ispirazione da un discorso che facevamo via chat in cui dicevo che sono contrario a chi, tramite musica e cultura, si approffita per edificare chiese e soprattutto parrocchie, e quindi per fare opera di proselitismo culturale. È un atteggiamento che trovo ipocrita, creare fazioni, templi, luoghi di culto - fisici o non - in cui il profeta musicale di turno, o il bisognoso di attenzione, sfrutta le debolezze altrui per circondarsi di una schiera di seguaci e per sentirsi il papa di qualcosa. Non credo nelle rivoluzioni, né spirituali né politiche. Così diceva una persona che è rimasta e rimarrà nella storia dell’umanità: «Gli inferiori si ribellano per poter essere uguali, e gli uguali per poter essere superiori. È questo lo stato d'animo da cui nascono le rivoluzioni». Aristotele, Politica, IV sec. a.C.
E poi, in ogni caso, il disegno che ha realizzato Attilio è un capolavoro.


Fra l'altro è disponibile in free download una compilation – con la bella chiesetta in fiamme come art-work - di brani by Doremillaro Artists. Metti che devi scegliere due brani di numero per illustrare la label a uno che ne sa zero, quali prendi?
Fogna di Mapuche, perchè è un brano che ancora mi fa venire i brividi; e poi sceglierei Holidays in Bucarest dei Diane and the Shell, perché sono di parte.


Il futuro sulla "lunga distanza" di Doremillaro (sb)Recs, ovvero: dato che fai duemila cose, pensi di tenere il ritmo per molto tempo ancora? E ci pensi mai a come sarà Doremillaro da grande, o a se diventerà mai grande? Soprattutto, vuoi che diventi grande o che resti sempre giovane, pura e selvaggia?
Doremillaro è già grande: dentro. Ma non diventerà mai talmente tanto grande da divenire un’etichetta famosa. Non perchè non c’è la voglia, ma perchè non ci stanno i soldi e la voglia di pagare qualcuno per faticare al posto tuo. Oggi più che mai ti recensiscono i dischi solo se paghi profumatamente un ufficio stampa; e più è efficace il tuo ufficio stampa, più compri spazi pubblicitari sulle varie “-zine” di settore, più le tue recensioni escono in fretta. 
Molto presto sarò ricco e mi comprerò tutti gli uffici stampa e tutti i giornali di musica e farò monopolio dell’informazione musicale, il mio imperò sarà contrassegnato da tre cose:
1) Burzum sarà eletto al rango di Dio.
2) Vasco Brondi sarà interdetto per sempre.
3) Lemmy Kilmister governerà il mondo.
Il ritmo non lo terrò a lungo, penso di morire a breve e reincarnarmi in un esercito di locuste che distruggeranno il mondo.
Che ne pensi di questo futuro?
Al posto di Burzum preferisco Calogero Incandela, e penso che Lemmy Kilmister dovrebbe tagliarsi i baffi.

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